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Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee - Umberto Eco - copertina
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Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee
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Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee - Umberto Eco - copertina

Descrizione


La musica seriale, Joyce, la letteratura sperimentale, la pittura informale, l'arte cinetica, le strutture temporali della ripresa televisiva diretta, il nouveau roman e il film dopo Antonioni e Godard, le applicazioni della teoria dell'informazione all'estetica: da una serie di punti di vista diversi emerge una visione dell'arte contemporanea e dei modelli conoscitivi che essa propone, offrendosi come una sorta di "metafora epistemologica" che procede, con mezzi autonomi, a una definizione del mondo affine a quella delle nuove metodologie scientifiche. Apparso all'inizio degli anni sessanta, questo libro ha nutrito le polemiche culturali degli anni successivi, proponendo un approccio estetico non tradizionalmente "umanistico", basato su una dialettica serrata fra i temi critico-filosofici e quelli scientifici. "Opera aperta" rimane ancora oggi un punto di riferimento per una discussione sulle tecniche linguistiche e sul ruolo ideologico delle avanguardie artistiche del Ventesimo secolo, dalle avanguardie "storiche" a quella "neoavanguardia" di cui è la summa teorica più provocatoria e al tempo stesso più distesamente critica. Corredano questa edizione le prefazioni e postfazioni di Eco, più un florilegio critico: la storia di come fu rifiutato o accolto questo libro di rottura.
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Dettagli

2000
Tascabile
3 luglio 2000
XXIII-306 p., Brossura
9788845274855

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Luca Aquadro
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"un'opera d'arte, forma compiuta e chiusa nella sua perfezione di organismo perfettamente calibrato, è altresì aperta, possibilità di essere interpretata in mille modi diversi senza che la sua irriproducibile singolarità ne risulti alterata. Ogni fruizione è così una interpretazione ed una esecuzione, poiché in ogni fruizione l'opera rivive in una prospettiva originale." (p. 34) "L'apertura quindi è (...) la condizione di ogni fruizione estetica e ogni forma fruibile in quanto dotata di valore estetico è "aperta". Lo è (...) anche quando l'artista mira a una comunicazione univoca e non ambigua." (p. 89) "Le poetiche contemporanee, nel proporre strutture artistiche che richiedono un particolare impegno autonomo del fruitore (...) riflettono una generale tendenza della nostra cultura verso quei processi in cui, invece di una sequenza univoca e necessaria di eventi, si stabilisce come un campo di probabilità, una ambiguità di situazione" (p. 95). "Ma l'Occidente, anche quando accetta con gioia il mutevole e rifiuta le leggi causali che lo immobilizzano, non rinuncia tuttavia a ridefinirlo attraverso le leggi provvisorie della probabilità e della statistica, perché - sia pure in questa nuova plastica accezione - l'ordine e l'intelligenza che "distingue" sono la sua vocazione." (p. 234) "Abbiamo dunque individuato due atteggiamenti, entrambi estremi, di fronte alla ricorrente e ineliminabile possibilità di alienazione presente in ogni nostro rapporto con le cose e con gli altri: l'atteggiamento pessimistico che distrugge l'oggetto (...) e l'atteggiamento ottimistico, che fa dell'integrazione all'oggetto l'unico esito positivo del rapporto." (p. 252) Proliferazione delle interpretazioni e rischio di fraintendimento; ambiguità della comunicazione; ipersollecitazione del pubblico; ricerca di un senso per la paura della sua mancanza; tendenza alla polarizzazione. Che bravo Eco quando parla dei social network. Peccato che siano saggi degli anni Sessanta e che parlino d'altro.

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Umberto Eco

1932, Alessandria

Critico, saggista, scrittore e semiologo di fama internazionale. A ventidue anni si è laureato all'Università di Torino con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso d'Aquino. Dopo aver lavorato dal 1954 al 1959 come editore dei programmi culturali della Rai, negli anni Sessanta ha insegnato prima presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, poi presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Firenze. Infine presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Inoltre, ha fatto parte del Gruppo 63, rivelandosi un teorico acuto e brillante.Dal 1959 al 1975 ha lavorato presso la casa editrice Bompiani, come senior editor. Nel 1975 viene nominato professore di Semiotica all'Università di Bologna, dove...

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