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Gli oggetti scientifici hanno una storia? Quando e come hanno iniziato ad esistere concetti scientifici disparati come i laser, i traumi psicologici e gli abusi infantili? E che relazioni possiamo individuare tra i concetti, gli oggetti e i tipi di persone che popolano il nostro mondo, ben al di là dei laboratori e delle cliniche?
Queste sono soltanto alcune delle domande che il filosofo canadese Ian Hacking, vincitore del premio Holberg 2009, si pone in questa serie di articoli, alcuni dei quali già dei classici, raccolti sotto l'etichetta di ontologia storica. L'ontologia storica, come insegnava Michel Foucault, corre lungo i tre assi intrecciati che formano un'esperienza storica: l'asse del potere, quello del sapere e infine quello dell'etica. Hacking ci pone questioni radicali riguardo alla costituzione di noi stessi come tipi precisi di persone, soprattutto in relazione ai concetti e alle pratiche delle scienze umane. E, dal momento che «i concetti hanno una memoria», diventa fondamentale farne la storia se vogliamo comprendere in che modo essi organizzano il nostro sapere, orientano le nostre pratiche di potere e filtrano lesperienza che facciamo di noi stessi.
Scritti con stile chiaro e brillante, permeati da una profonda conoscenza della storia della filosofia, e in costante dialogo con la storia e la storiografia della scienza più recenti, questi saggi rappresentano uno dei tentativi più compiuti di collegare in modo nuovo e fruttuoso la filosofia e la storia, e soprattutto di colmare lo scarto tra le tradizioni analitica e continentale, per così tanto tempo ritenute inconciliabili.
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La realtà fisica non si lascia influenzare quanto la psiche, dalle parole. Il valore ‘positivo’ delle parole è solo psicologico? Ma la realtà fisica non è un di cui di quel che ne capiamo/diciamo, alla fin fine? La realtà sarà certamente più di quello che capiamo che sia, ma cosa sia (se ci sia?) al di là della nostra ricezione resta un postulato, un atto direi di umiltà.
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