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L'onda spontanea della protesta, intensa e vivace, che attraversa il mondo della scuola e dell'università sta sconvolgendo il quadro politico italiano. Nessuno aveva previsto questo nuovo fenomeno, che irrompe su un paese bloccato nel suo sviluppo e nella sua crescita da una classe dirigente chiusa nel proprio egoistico narcisismo.La raccolta dei documenti che proponiamo è la prima testimonianza di un movimento ricco e poliedrico.I lavoratori della scuola, i precari della ricerca e gli studenti si sono mobilitati contro i provvedimenti del governo Berlusconi che, con la scusa della crisi finanziaria e della necessità di ridurreil bilancio dello Stato, pensa di "riformare" la filiera educativa del sistema Italia operando tagli di spesa indiscriminati. Dietro tali provvedimenti sta in realtà l'obiettivo di smantellare il sistema pubblico a vantaggio di un modello privato, elitario, di educazionee formazione funzionale alle politiche della globalizzazione già delineato, da oltre un decennio, dalla Banca Mondiale.Non è un caso se uno degli slogan più gettonati nella piazze di tutta Italia è «Noi la crisi non la paghiamo!». Una verità banale emerge da queste proteste: l'"ignoranza" ha costi molto più alti dell'investimento nella formazione e nella difesa del patrimonio culturale. Se vogliamo avere un futuro non possiamo esimerci dall'investire nella formazione, nella ricerca e nella preparazione delle nuove generazioni.Lo rivendica un movimento senza "padrini" e senza "padroni", che crede fortemente nella partecipazione e nella democrazia diretta, che vuole autorappresentarsi e non intende delegare la difesa dei propri diritti ad alcun partito o personaggiopolitico "di professione".Onda su onda, il movimento sta rimettendo al centro dell'agendadella politica italiana la necessità di una riforma dal basso per ridefinire la qualità del sapere, il diritto al reddito, la dignità del lavoro e una nuova concezione del vivere in comune.
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