Indice
Le prime pagine del libro
XANDR Ebon – in T-shirt bianca, jeans e una serie di spilli tenuti fra le labbra che lo rendevano simile al boxer dei miei vicini nel giorno in cui ebbe uno spiacevole incontro tête-à-tête con un porcospino – si inginocchiò davanti a una ragazza alta e molto bella. Bofonchiò qualcosa e mi rivolse un cenno con la testa.
«Buongiorno anche a te», risposi.
Quindi estrasse uno spillo alla volta e li infilò lungo il bordo dell’abito color ametista, che creava un piacevole contrasto con la carnagione ambrata della modella. «Ecco qua», affermò rivolto alla sarta, che era intenta a cercare un filo della stessa tonalità nel suo rocchetto. «Deve cadere liscio e aderente. Poi gli daremo un effetto scampanato con la sopragonna.»
«Se mi cucite il vestito addosso, come farò a cambiarmi per il gran finale?»
«L’importante è che sia perfetto per la passerella, Dolores», replicò la sarta, strizzandomi l’occhio. «Dopodiché te lo strapperemo di dosso, se sarà necessario.»
«Non strapperemo proprio un bel niente, Addie. Questa seta costa più di seicento dollari al metro», ribatté Xandr.
«Era solo un modo di dire, signor Ebon. Basterà allentare un po’ le cuciture. Non sia così nervoso, andrà tutto bene.»
A quel punto l’uomo si diresse verso di me a braccia aperte. «Grazie al cielo è venuta», esclamò. «Solo a vederla mi sento già più sollevato. Devo avere Murphy come santo patrono, sa quello della legge secondo cui se qualcosa può andare storto, lo farà? Il mio assistente ha mandato il vestito sbagliato, quindi ora mi tocca fare degli aggiustamenti all’ultimo minuto. Comunque, sa dov’è mia madre?» Parlava a scatti, nervosamente.
«L’ho lasciata due minuti fa», risposi, cercando di trasmettergli un po’ di calma. «Stava parlando con l’editor di una rivista di moda di Long Island.»
«Bene! Abbiamo bisogno di tutta l’attenzione possibile da parte della stampa.»
«E c’è anche Grady là fuori. Con Donna.»
«Suo nipote mi ha salvato la vita, signora Fletcher. È stato lui a trovare la casa di produzione che ha organizzato tutto questo. Non so come avrei fatto a mettere in piedi la sfilata, altrimenti. E sua moglie ha portato quei due enormi vasi di fiori che vede all’inizio della passerella.»
«Sono felice di esserti stata d’aiuto», replicai. «Ma ora che sei uno stilista famoso, non ti pare il caso di chiamarmi Jessica?»
«Famoso non direi proprio, comunque ne sarei onorato.»
«E io posso ancora chiamarti Sandy?»
«Certo, ma non davanti ai giornalisti, per favore. Per loro sono Xandr.»
Xandr Ebon, precedentemente conosciuto come Sandy Black, ai tempi in cui tutte le ragazze di Cabot Cove impazzivano per lui, stava preparando il suo debutto come stilista durante la settimana della moda di New York. Ma dato che rientrava nella lunga lista di coloro ai quali non era stato riservato uno spazio in centro per presentare la propria collezione a pubblico e stampa, aveva dovuto ingegnarsi per trovare una location adatta insieme ad altri due colleghi.
Per fortuna mio nipote Grady, grazie a un cliente che lavorava nel campo delle pubbliche relazioni, era riuscito ad allestire un ambiente perfetto, con tanto di sipario che separava il backstage dalla passerella, diverse sedie allineate nella speranzosa attesa di un folto pubblico e videocamere pronte a registrare e mettere online l’evento, come per ogni grande stilista di fama internazionale che si rispetti.
Sandy controllò l’ora sul cellulare, che teneva appeso al collo, dopodiché esortò a gran voce: «Forza, su! Entro l’una dobbiamo avere sbaraccato tutto, non possiamo permetterci neanche un minuto di ritardo». Quindi mi lanciò un’occhiata. «Roba da non crederci. Fanno un ricevimento di nozze nel pomeriggio. Del resto sono gli inconvenienti che capitano se affitti la sala di un ristorante per una sfilata.»
Afferrò il braccio di un uomo che ci stava passando accanto. «Jack, puoi fare partire la musica fra dieci minuti? Dobbiamo affrettare un po’ i tempi.»
«Ma certo, Xandr.»
«Quanto dura la sfilata?» chiesi.
«Dunque, ogni modella ha una trentina di secondi, forse anche meno, per arrivare in fondo alla passerella, voltarsi e tornare indietro. Sono sei modelle per tre stilisti, quindi in dodici minuti sarà tutto finito. Poi usciamo anche noi dal backstage e ci godiamo i meritati applausi.»
«Così poco?»
«Anche le sfilate dei grandi stilisti non durano molto più a lungo, se non si considerano i minuti che gli spettatori dedicano alle pubbliche relazioni prima e dopo l’evento.»
«Con tutto il lavoro che c’è dietro!» esclamai.
«E anche tutti i soldi, ma non ci voglio pensare in questo momento. Rimanga pure quanto desidera ed entri a godersi lo spettacolo del backstage, se le fa piacere, ma adesso deve scusarmi. Vado a controllare che sia tutto pronto. Ho i nervi a pezzi, si vede? Mi dica di no.»
«Sarà una sfilata meravigliosa», lo tranquillizzai. «Vai a fare il tuo dovere, io non vedo l’ora di scoprire che cosa succede dietro le quinte. Ma non resterò a lungo e soprattutto cercherò di non essere d’intralcio a nessuno.»