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Un buon giallo come se ne scrivevano una volta. Inutile cercare qui le atmosfere di Simenon, i cerebralismi di Eco o l'eccentricità di Camilleri, però il primo libro di questa lunga serie a me non ha deluso. Direi che è un libro comune per persone comuni, e questo, per me, non è affatto un limite, anzi. A volte si ha bisogno di una semplice lettura di evasione, di potersi affezionare ad un personaggio che sia simile a noi, con le nostre idiosincrasie e le nostre ansie, ma anche con i nostri trasporti sentimentali e le nostre affezioni, positive e non. E Mary Lester, la protagonista di questo romanzo, è un personaggio molto simile ad una donna comune; non ha gesti eroici, non è dotata di superpoteri, come molte delle eroine circolanti (che sembra non abbiano mai pulito la casa in vita loro!). Per questo a Mary Lester ci si può affezionare, perché l'autore la descrive come una donna normale. Ripeto, lo stile non è eccelso, la trama è abbastanza semplice e lineare, i personaggi di contorno fortemente tipicizzati; ma Failler credo sia stato onesto con il lettore fin dall'inizio, facendo capire che lui voleva scrivere un libro di "genere", chi volesse cercare un libro di "alta letteratura" potrà rivolgersi altrove, le opportunità certo non mancano. Voto finale: 6,5
Delizioso scorcio di Bretagna! L'ho divorato in un giorno, un bel giallo, a volte prevedibile, ma scorre direttamente verso la fine con tutta la sua logica e il suo intrigo. Il tutto condito ma meravigliose descizioni. Consigliato.
Un romanzo polziesco? Sì, ha tutti i connotati del genere. La trama è avvincente e il finale è di quelli che non ci si aspetta. Eppure in questo, come nelle altre storie di Failler -riguardanti Mary Lester- si trova tutta la storia del paesaggio bretone: del clima, dei colori freddi, della vita quotidiana degli abitanti di quei posti. Quasi tutti sono braccianti di mare o, comunque, impiegati nelle società di costruzioni navali. Si trova anche la storia di Mary, che non si limita alla biografia, ma riguarda soprattutto il suo carattere: pungente, allegro, fastidioso, coinvolgente.
Recensioni
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Rosso cruento sullo sfondo di un tranquillo porticciolo bretone. L'idea della nuova collana Robin "I Luoghi del Delitto" è già tutta nella copertina: evocare attraverso le indagini del protagonista un luogo, territorio fisico e umano, teatro di violenze e delitti. Decisamente accattivante l'intuizione di dare una dimensione più ampia al romanzo poliziesco rendendolo caratterizzante di una zona geografica. Tutti i volumi della collana, che propongono personaggi e ambientazioni "seriali", sono arricchiti da una cartina geografica e da una nota introduttiva al luogo che, lontani dalla descrizione turistica, sono un'ammiccante strizzata d'occhio al lettore. In Omicidio a Lorient, fra i primi testi in catalogo, c'è tutta la Bretagna. Testimonial d'eccezione è Stendhal, di cui sono citate poche ma suggestive frasi d'introduzione: "Ho lasciato Lorient alle tre con un bel tramonto; finalmente il sole, dopo tre giorni, si era degnato di mostrarsi. (...) S'incontravano ad ogni passo certi alberghetti alti dodici o quindici piedi, da cui usciva una donna che ci chiedeva, in bretone, se volevamo un bicchiere di sidro". E sul filo della narrazione è la Bretagna più autentica che si svela al lettore. Nebbie, maree, porti e scogliere sono lo sfondo su cui la giovane tirocinante Mary Lester muove i suoi primi passi in polizia. Ostinata e dotata di un formidabile fiuto per le faccende losche, Mary si trova immischiata nella torbida vicenda di un clochard misteriosamente annegato, di un direttore di supermercato scomparso e di un'inquietante casa a picco sul mare. Altro grattacapo, dover fare i conti quotidianamente con un capo arrogante e presuntuoso. E per giunta insofferente nei confronti delle donne in polizia. Scorrevole e piacevolmente ironica la scrittura di Jean Failler, che in Francia ha già pubblicato più di venti volumi ispirati alle indagini della giovane Mary Lester, dai quali è stata tratta una fiction televisiva. Avvincente l'intrigo, inaspettato il finale.
Paola Goglio
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