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Dopo avere ascoltato in radio una divertentissima intervista a Crovi, ho scelto questo libro tra gli altri suoi. Purtroppo ho trovato una scrittura di poco carattere e poco coinvolgente e una trama praticamente inconsistente. Ma avendo letto tante recensioni positive, credo che darò una seconda possibilità all'autore
Crovi è redattore degli almanacchi Bonelli, saggista e storico del giallo: in questo suo romanzo, oltre all'omaggio a de Angelis, si coglie questa peculiarità professionale nella capacità di narrare una storia amalgamandola con la Storia di Milano e d'Italia. Tante curiosità, tanti fatti perduti, tornano alla memoria grazie a questo encomiabile romanzo quasi divulgativo, certamente scritto con affettuosa malinconia per un'epoca passata.
Un viaggio nella Milano d'altri tempi alla (ri)scoperta del poeta del crimine Carlo De Vincenzi (tanto amato da Camilleri e De Giovanni), e di accadimenti registrati dal Corriere della Sera ma dimenticati dai libri di storia: la stretta del Duce sulla mala milanese degli anni ’20 (la mitica ligéra); il Capitano Nero; l’attentato del ’27 al Parco Sempione, quello del 1928 a Rogoredo e quello, con strage, alla Fiera Campionaria (gli anarchici, già allora!); le prime scarpette da calcio del giovane Meazza e la sua ascesa fra le fila dell'Ambrosiana. Il tutto immersi in atmosfere e odori che arrivano direttamente dai racconti dei nonni o, per i tanti milanesi di prima generazione, dei genitori arrivati a Milano nel dopoguerra: la scighera che all’uscita dalla stazione offusca i lampioni di piazza Duca d’Aosta, la cassoeuela e le altre pietanze “povere” cucinate nella portineria di via Massena con una saggezza meneghina utile alle indagini, San Gottardo con i sui formàcc e la refurtiva stivati in cantina…
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