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2001
1 gennaio 2001
94 p.
9788882311391

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Rosa Spera, nata e residente a Barletta, è una poetessa che mostra una profonda sensibilità ed un grande afflato poetico. Ecco il motivo per cui ha ottenuto moltissimi riconoscimenti. E la valenza della sua poesia è dimostrata anche dalla sua ultima silloge del titolo "Oltre i silenzi", in cui vengono cantati, come è scritto nell'epigrafe, "mondi arcani che aleggiano oltre i silenzi, ove l'anima fluttua rapita da sublimi dimensioni". Questa espressione diventa la chiave interpretativa della sua lirica sempre elevata e costante, senza alcun cedimento e soprattutto penetrante e accattivante. Aleggia in essa un'aura di mistero, intrecciata ad un intenso lirismo. Si tratta chiaramente di una poesia interiore che però non schiva la problematica sociale e soprattutto certi temi che riguardano il Meridione, come quello della donna e dell'emigrazione,ì. Ma la sua interpretazione del reale non è mai banale o ovvia, al contrario è profonda e interiorizzata attraverso una visione che spinge verso l'infinito. La silloge è divisa in quattro parti: Fremiti del cuore, Florilegi d'amore, Sentieri di fede e Percorsi esistenziali. Nella prima parte attraverso una poesia intrecciata a riflessioni filosofiche e personali, è la natura ad essere oggetto principale di riflessione. Si tratta di una poesia che va verso l'infinito, che contempla la natura con occhi smagati e affettivamente profondi. E' una poesia che mira verso l'alto e spinge all'estasi, alla contemplazione, quasi ci si trovasse di fronte ad un 'infinito' leopardiano. La funzione estatica nella poesia della Spera è infatti preminente. Il lettore viene travolto e coinvolto nella contemplazione e spinto alla meditazione. «Il cuore pulsante della poesia di Rosa Spera è dunque nel sogno segreto di uno spazio ìnfinito nel quale pensieri ed emozìoni tornino ad accordarsi, al di là del 'livido grigiore del quotidiano annaspare', nella prospettiva di un consenso con la vita che non potrà non chiamarsi amore e che non potrà non rappresentare, anche per l'uomo che avverte terminat

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Rosa Spera nasce al verso poetico nella maturità, quando - tramontate le urgenze giovanili e superate le contingenze e gli eventi accidentali dell'esistenza - l'anima si introflette, si guarda, si giudica, si avvolge su se stessa; poi, avverte sempre più nitida e netta la necessità di uscire da sè e, infine, incanala il moto vitale del comunicarein quel miracolo di parole, toni, colori e musiche interiori che è la Poesia. Una poesia già ricca, già stratificata e perfino scarnificata dal potere brutale della vita, eppure verginale, in quello stupore primigenio della poetessa che plasma i vocaboli - le sue creature - li piega con dolce severità alle cose da dire e li fa rinascere vestiti di luce nuova, propria. Ormai ineludibilmente suoi, e subito dopo nostri, di noi che scorriamo i suoi versi come percorrendo le rapide con una canoa, con la stessa leggerezza e la stessa ebbrezza. Non è poesia facile, quella di Rosa Spera. Non concede nulla e non indulge a nulla, nemmeno al ricordo, nemmeno alla nostalgia, che pure costituiscono una fonte della sua ispirazione. Perchè se tutto il bagaglio di reminiscenze e di ricordi farebbe pensare a toni crepuscolari, l'energia vitale che si avverte nitidamente, talvolta sottesa e talvolta esplicitata, innerva prepotentemente di nuova linfa di energia il ciclo dell'eterno ritorno, che comprende la vita e la morte, al di là delle sofferenze e degli aneliti di una singola esistenza. E' poesia ricca di antinomie. Di soggetto, di linguaggio, di contesto culturale, sociale, letterario. La natura, le sue manifestazioni e le sensazioni che trasmettono ("sul greto del fiume", "Come una rondine in volo", "Ebbrezza d'estate"), si misura con pari forza e ricchezza d'immagini con i temi sociali anche scottanti come l'immigrazione ("Hamit era un poeta", "Il resto sarà silenzio"), la prostituzione ("Hanno spento una lucciola"), la condizione femminile cantata nella pluripremiata "Donna del sud". Gli affetti - raccontati con un'ombra di pudore e la vena mesta di chi è consapevole della lora fra

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Cav. Gaetano Riggio
Recensioni: 5/5

La silloge poetica "Oltre i silenzi" di Rosa Spera ci propone, attraverso un ampio ventaglio di tematiche, di suggestioni e vibrazioni, un modo di poetare versatile, in equilibrio fra tradizione ed innovazione, un connubio ben calibrato tra moduli espressivi sostanzialmente classici ed inquietudini moderne. Convivono infatti nell'autrice il fascino della memoria ed il bisogno di procedere "à rebours", con l'urgenza di spezzare gli ormeggi e di percorrere vie nuove. Raramente le liriche esprimono fascinazioni paesaggistiche e piacere descrittivo che siano solo fini a se stessi ("Capriccio", "Mare"). Quasi sempre invece, attraverso immagini piene di icastica bellezza e di incantato stupore, l'autrice mette coraggiosamente a nudo la sua anima. Si realizza talvolta un totale processo di identificazione tra l'io e la natura ("Tra il mare e l'infinito", "L'età delle maree") che porta ad esempio la poetessa a percepire se stessa come mare, a definirsi "goccia di vita", a parlare "dell'onda inquieta" del suo essere. Esiti felici raggiunge pure l'autrice nelle liriche che cantano gli affetti familiari, ove parla con nostalgia e tenerezza del padre, della madre o della nonna, figure femminili queste ultime che appaiono come diverse sfaccettature del suo stesso essere donna. L'universo femminile ha grande "presenza" nella silloge, si estrinseca in alcuni intensi ed incisivi "ritratti" ed assume in "Donna del sud" valenza quasi di rivolta contro i vecchi schemi simboleggiati dalla scialle nero e dalle "ombre arcane del passato". Ma non c'è alcun rancore in questa visione, bensì uno sguardo fiducioso all'avvenire nel quale la donna risplenderà come "astro... su stagioni consunte". Il linguaggio pulito ed elegante, naturalmente fluido, ma senza una insistita ricerca della musicalità, ricco di metafore e di sapienti aggettivazioni, ma senza barocchismi, rende godibile la lettura del libro a suscita vere emozioni. L'autrice partita dall'autoanalisi, si solleva al di sopra del mero dato personale per esprimere, con dolente effica

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