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La «persecuzione scatenata nel 1915 dai turchi nei confronti del popolo armeno (…) rappresenta forse il primo esempio dell’epoca contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. Un piano di eliminazione che non scaturì soltanto dall’ideologia panturchista e panturanista del sedicente partito progressista dei Giovani Turchi, ma che trasse le sue origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turca e curda e la minoranza cristiana armena» (p. 5). A cavallo tra storia e attualità è delineata tutta la vicenda dell’Armenia contemporanea: ricostruzione utile non solo a far luce su quello che l’Onu ha dichiarato essere il primo genocidio del XX secolo, non solo a ricordarci la storia di un popolo poco conosciuto, non solo a sollevare dubbi sulla legittimità della richiesta di ingresso turco nell’UE, ma anche, e soprattutto, a ricordare i massacri dimenticati, quelli non ricordati dai programmi televisivi a scadenza annuale, quelli cui alcune istituzioni, anche nostrane, non vorrebbero concedere la dignità di esistere.
L’autore Alberto Rosselli, giornalista e saggista storico, ha elaborato un utile strumento di approfondimento circa il cosiddetto “genocidio armeno” la persecuzione scatenata nel 1915 dai turchi nei confronti del popolo armeno, minoranza cattolica in un paese in maggioranza di fede musulmana, residente in Anatolia e nel resto dell’Impero Ottomano. Scelta quanto mai opportuna in un periodo storico in cui si tent,a a piccoli timidi passi, di portare alla luce vicende da sempre nascoste e negate non solo dall’attuale Governo di Ankara, ma anche da molti Stati anche appartenenti all’Unione Europea. La questione armena è tornata alla ribalta in tempi molto recenti, nel 1974, quando, rispondendo a una denuncia del Tribunale Permanente dei Popoli, il Governo di Ankara ammise per la prima volta che tra il 1915 e il 1918 ( in realtà un periodo ben più lungo) il popolo armeno aveva effettivamente patito “un certo numero di vittime”. Da allora è stato come aprire il mitico vaso di Pandora. Accurata l’analisi del profilo storico dell’Armenia, della Chiesa armena e delle relative persecuzioni subite: forse sarebbe stato opportuno ampliare e approfondire gli accenni relativi le motivazioni strategiche e politiche che hanno portato alcuni Stati a non riconoscere ufficialmente l’esistenza storica di un genocidio armeno, a fronte invece dei chiari pronunciamenti in merito da parte di importanti istituzioni sopranazionali, del Vaticano e del Parlamento Europeo.
Se la Turchia vorrà veramente entrare a far parte dell'Unione Europea deve affrontare il riconoscimento del massacro degli armeni, la persecuzione contro i curdi, la vicenda cipriota. Al primo di questi punti è dedicato il pamphlet di Alberto Rosselli, giornalista genovese. Come nella sua precedente opera "Sulla Turchia e l'Europa", anche qui non manca un'attenta ricostruzione storica: del resto, la «persecuzione scatenata nel 1915 dai turchi nei confronti del popolo armeno […] rappresenta forse il primo esempio dell'epoca contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. Un piano di eliminazione che non scaturì soltanto dall'ideologia panturchista e panturanista del sedicente partito progressista dei "Giovani Turchi", ma che trasse le sue origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turca e curda e la minoranza cristiana armena» (p. 5). A cavallo tra storia e attualità è delineata tutta la vicenda dell'Armenia contemporanea: ricostruzione utile non solo a far luce su quello che l'Onu ha dichiarato essere il primo genocidio del xx secolo, non solo a ricordarci la storia di un popolo poco conosciuto, non solo a sollevare dubbi sulla legittimità della richiesta di ingresso turco nell'Ue, ma anche, e soprattutto, a ricordare i massacri dimenticati, quelli non ricordati dai programmi televisivi a scadenza annuale, quelli cui alcune istituzioni, anche nostrane, non vorrebbero concedere la dignità di esistere.
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