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Incredibile il contrasto tra l’entusiasmo di critica e lettori davanti a questo autore e la sua pochezza. Olive comprese è un guazzabuglio di fatterelli o chiacchiere di provincia riunite in un presunto romanzo, anonime nella loro banalità e volgari nel risvolto che dà il titolo al libro, come sempre succede quando la trivialità non è sorretta dall’arte o almeno dalla grazia della parola. Il divertimento che a me suscita la penna del Vitali è quello che provo per una barzelletta sciocca, mentre il fastidio è quello che mi provoca chi vuol fare lo spiritoso a tutti i costi. E la scrittura? Semplice e gradevole? Direi piuttosto piatta e scolastica, inutilmente protesa a stupire con artifici vagamente ispirati alle tecniche letterarie, come quella di proporre situazioni di primo acchito incomprensibili che si spiegano solo nelle pagine successive. Questo espediente, adottato dal Vitali per dare un tocco di imprevedibilità alle vicende di cui narra, è da lui adottato con tanta esasperazione e tanta sfacciataggine da ingenerare spesso confusione nel lettore e da procurargli una specie di stordimento. Si potrebbero citare tanti altri difetti del libro, ma il discorso sarebbe lungo. Non si può però non notare il continuo spezzettamento delle frasi con un punto a capo ogni due parole o anche dopo una sola parola, allo scopo evidente di rendere viva o almeno singolare una lingua morta e con l’effetto non so quanto involontario di moltiplicare il numero delle pagine, vezzo con cui anche una filastrocca potrebbe diventare un libro. C’è chi ha chiamato “Commedia umana” la bolgia di stereotipi con cui Vitali farcisce il suo racconto, ma sarebbe più giusto parlare di un teatrino delle marionette, di quelli organizzati con un baracchino ai giardini pubblici. Se un pregio gli si vuol trovare, è che lo si può leggere saltando le pagine, senza con ciò perdere niente.
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