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Da leggere come esempio di che cosa voglia dire libertà di giudizio, versatilità, spirito e soprattutto buon senso. La raccolta delle brevi recensioni che Wislawa Szymborska ha pubblicato tra l'aprile del 1977 e il giugno del 2002 sul quotidiano "Gazeta Wyborcza" è tutto questo. Lettrice infaticabile, sempre divertita, curiosa di tutto, Szymborska con questi "pezzi facili" consente al suo lettore, se ancora ce ne fosse bisogno, di entrare nel suo multiforme universo. Così come sono queste recensioni, di libri di cucina, di bon ton, di enciclopedie, di memorie, di storia locale, di costume, di moda e di scrittura creativa, congegnate come microracconti, è la sua produzione poetica più nota che sempre si ispira a un dato di realtà, a un piccolo dettaglio che le consente di sollevarsi dall'occasione per tirare un respiro più profondo. E sono talmente buffe le sue annotazioni, sull'unico vero surrealista che fu Salvator Dalì, sulla moda maschile che dovrebbe tendere alla conservazione, sulla contraddizione interna che è sottesa a qualsiasi manuale di scrittura creativa, sulle legittimità del pettegolezzo e sulla necessità di leggere i ricordi di Marcello Mastroianni, che più che recensioni ci sembrano indicazioni per vivere meglio. Dalla raccolta si può espungere una recensione, molto significativa dello stile di Szymborska: quella a un libro di citazioni di Albert Einstein. Dopo avere naturalmente riconosciuto tutti suoi meriti e il suo genio in ogni disciplina, eccola: "Ma per non esagerare con la melassa bisogna riconoscere che per due cose non era portato: per la politica e per il matrimonio" e poi, in chiusura, la citazione tratta da Einstein che, nauseato dalla quantità di richieste di giudizio ricevute quotidianamente, detta alla sua segretaria: "Per quanto riguarda le pubblicazioni da Lei inviate, il professor Einstein la prega energicamente di ritenerlo morto per qualche tempo". Tratti lievi, così, per far ridere e per non far pesare la sua personalità. Camilla Valletti
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