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Anno edizione: 2020
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Un viaggio nell'universo dell'odio che parte da un passato a cui dobbiamo impedire di ritornare (il ventennio fascista, gli anni di piombo) per approdare a un difficile presente segnato da una decrescita tutt'altro che felice, dalla mancanza di prospettive per i giovani in un Paese di vecchi, dalla paura di un futuro in cui a lavorare saranno le macchine e ad accumulare profitti i giganti tecnologico-finanziari.
«Se noi che odiamo l'odio troveremo le parole giuste, allora la libertà avrà un futuro. E nel futuro ci sarà libertà.»
L'odio è la malattia sociale del nostro tempo, stravolge coscienze e rapporti umani, si impadronisce delle nostre parole, è il grande incubatore della violenza. Il nuovo libro di Walter Veltroni è un viaggio nell'universo dell'odio che parte da un passato a cui dobbiamo impedire di ritornare (il ventennio fascista, gli anni di piombo) per approdare a un difficile presente segnato da una decrescita tutt'altro che felice, dalla mancanza di prospettive per i giovani in un Paese di vecchi, dalla paura di un futuro in cui a lavorare saranno le macchine e ad accumulare profitti i giganti tecnologico-finanziari. È questo il terreno di coltura di un odio alimentato e amplificato dai social, in cui le parole diventano pietre per colpire, non solo metaforicamente, chi è diverso per etnia, per religione, per inclinazioni sessuali, per opinioni politiche, chi è debole, chi appare come una minaccia o come un capro espiatorio. L'odio sembra una valvola di sfogo, ma in verità ci rende schiavi, ci impedisce di comprendere la realtà, ci fa sentire più soli e infelici. E fa vacillare la democrazia. A chi semina odio e paura bisogna rispondere con il linguaggio della ragione e della speranza.
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Il tema è l’odio e l’argomento viene affrontato spolverando i ricordi del secolo scorso, che presenta il record di persecuzioni nell’epopea umana moderna. Se fossi un'insegnante dovrei dirgli: "buona l’intestazione, ma il tema va riscritto mettendo in luce il messaggio che vuoi trasmettere: odia l’odio oppure combatti l’odio con la speranza? Sono due messaggi esattamente in contrasto fra loro. Volendo pensare che abbia avuto una buona intenzione, non ha saputo realizzarla: se vuoi trasmettere speranza, non è scrivendo la parola speranza che arriva il messaggio. È il modo in cui intavolo una discussione che propone il sentimento che mi guida, il messaggio non rimane confinato alle singole parole che espongo. Ho molte critiche da fare, ma cerco di mantenermi lungo una direzione: l’uso delle parole. Il meglio che il Novecento ha offerto è fiorito nell’ambito delle comunicazioni: accessibili e usufruibili da chiunque, le parole sono il potere che, fino a un secolo fa, solo un re o un dittatore potevano disporre; è questo il miglior progresso della democrazia: dare a chiunque la possibilità di esprimersi. Manca un passo successivo: “un grande potere richiede una grande responsabilità”, il nostro grande potere è la parola, il suo uso richiede responsabilità e comprensione del potere che hanno di demolire, costruire, unire, dividere, condannare, salvare. Ci rendiamo conto del grande potere che abbiamo? Penso di no. Credo ci sia solo tanta superficialità in ciò che diciamo, ma abbiamo tempo per imparare (e nell’imparare si commettono errori) e un ottimo campo di battaglia/esercitazione: il web. Le persone rompono e distruggono, come i bambini, per imparare a gestire la forza delle loro parole. Per qualcuno che odia ce n’è un altro che gli risponde e instaura una battaglia intellettuale “moderna”. Ogni dibattito è un buon terreno dove fare una buona battaglia: non odierò l’odio e non ne avrò paura, lo utilizzerò per conoscermi e lo distruggerò ogni volta che si presenta.
Questo libro parla soprattutto, come si può intuire, di come nella società moderna si sia purtroppo sviluppata una tendenza all'odio, soprattutto sui social. Molto apprezzato.
Grande chiarezza espositiva su temi di grandi attualità, con un punto di vista del tutto condivisibile
Recensioni
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