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L' odalisca perduta. Ediz. illustrata - Adrien Goetz - copertina
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L' odalisca perduta. Ediz. illustrata - Adrien Goetz - copertina

Descrizione


La Dormiente di Napoli è un nudo mitico nella storia della pittura. Capolavoro di Ingres, è svanito nel nulla. Le sue tracce si sono perse dopo la caduta di Murat e il ritorno dei Borboni a Napoli. Nella Parigi dell'epoca romantica, sugli sfondi della baia di Napoli e della campagna romana, i pittori, affascinati dalla leggenda, si mettono a cercarla. Chi era il modello? Dove si trova il quadro? Tre diari conducono l'inchiesta: a detta delle firme, il primo sarebbe la tarda confessione di Ingres, l'altro il ricordo appassionato di Corot, il terzo, scritto nel segreto degli atelier, l'opera di un artista sconosciuto, allievo di Géricault. Secondo romanzo del giovane Adrien Goetz, consacrato da due premi letterari in Francia.
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Dettagli

2005
3 maggio 2006
192 p., ill. , Brossura
9788888585611

Voce della critica

L'odalisca alla quale allude il titolo italiano di questo breve romanzo è un'opera di Ingres, dipinta a Napoli nel 1814 e poi scomparsa, forse dispersa in seguito alla concitata smobilitazione dell'effimera corte di Gioacchino Murat. Intorno a quest'opera, La Dormeuse de Naples , realmente esistita e realmente svanita nel nulla, Adrien Goetz, storico dell'arte qui alla sua prima prova narrativa, costruisce un racconto a tre voci d'impianto complesso.
In una prima rievocazione, è lo stesso Ingres, ormai alla fine di una vita di trionfi e di onori accademici, a raccontare il suo incontro nel 1814 a Napoli con una giovane del popolo, tutta vestita di nero, disposta a posare per lui, ma non a diventare la sua amante. Dalla bellezza di questa napoletana in lutto, nasce La dormiente di Napoli , la cui forza di suggestione è dovuta anche al desiderio irrealizzato del pittore che trasfigura l'oggetto della propria passione. Perso di vista dal suo stesso autore, che lo cerca disperatamente per decenni e ne inserisce citazioni e ricordi in molte sue opere successive, il quadro svolgerà una funzione imprevista nella vita di un altro pittore, Corot, narratore della seconda parte. È infatti soltanto dopo averlo fuggevolmente contemplato che il grande paesaggista decide di popolare i suoi boschi e le sue vallate, in precedenza deserti in odio alle figure mitologiche di convenzione, di ninfe bianche e rosee, quasi reincarnazioni della splendida odalisca perduta. Ancora più singolare il destino ulteriore del dipinto; ce lo illustra un allievo di Géricault, più dotato per il commercio che per le arti, e divenuto, dopo la morte del maestro, fotografo al servizio dei pittori. L'odalisca perduta, in seguito a romanzesche vicende, è entrata a far parte della collezione segreta di Géricault, per venire poi rubata su commissione di Delacroix: la sua apparentemente algida perfezione, nutrita di tutta la memoria dell'arte del Rinascimento italiano, è l'invisibile punto d'incontro tra neoclassicismo e tradizione romantica.
Non c'è nulla, in questa narrazione asciutta, alla Mérimée, che non nasca dalla rielaborazione fantastica di conoscenze di primissima mano: dettagli biografici, aforismi, battute, descrizioni di quadri, riferimenti al dibattito estetico ottocentesco, squarci aneddotici saporosi e plausibili (valga per tutti l'incontro al Foro romano tra il giovane Corot alla ricerca della propria maniera e un facondo e compassato Chateaubriand). Tutto è finzione, ce lo ricorda, in una strizzata d'occhio metanarrativa, il narratore-fotografo della terza parte; eppure tutto è estremamente credibile, nutrito dall'assidua frequentazione di ogni tipo di fonte, dalle opere d'arte ai diari, agli epistolari, alla memorialistica e al pettegolezzo. Proust notava che gli autori dei panorama solevano mettere in primo piano un oggetto reale, per conferire rilievo e verosimiglianza allo sfondo dipinto e abilmente illuminato. Così procede anche Goetz, e il suo panorama , costellato di opere e figure ben riconoscibili, conserva intatto il fascino di quelli che lasciavano a bocca aperta i flâneurs della "capitale del XIX secolo".

Mariolina Bertini

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