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Anno edizione: 2019
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Secondo la nota conclusiva dell’autore, queste 33 poesie traggono ispirazione da esperienze oniriche o visionarie vissute nell’isola frisona di Schiermonnikoog, letteralmente “isola del monaci grigi”, nome derivatole dall’abbazia cistercense lì edificata nel medioevo. Sono versi sospesi in una fredda atmosfera nordica, pregna di silenzio e solitudine, sullo sfondo di bianche sabbie sottili, correnti marine agitate, venti gelidi, pioggia sferzante. Nelle sere illuminate dalla luce del faro, o nelle albe gelide, uniche presenze di vita sono i gabbiani lamentosi, le funeree cornacchie, le martore zampettanti tra le dune. Altrimenti, sono i fantasmi del passato che tornano ad assediare, benevoli o minacciosi, la memoria del poeta, rinfocolando rimpianti, sensi di colpa, nostalgie: i genitori, i fratelli, la prima donna amata: “Perché non ci lasciano in pace, i morti?”. I sogni, confusi con la realtà quotidiana di giornate vuote, conducono con sé messaggeri di un’aldilà irraggiungibile: un “dio faticoso” seduto sul bordo del letto, “sei angeli con ali stanche”, un oscuro monaco cechoviano, filosofi greci dialoganti di argomenti etici, Valery che interroga Leonardo sull’esistenza dell’anima. Quesiti eterni su cui Nooteboom sembra accanirsi, in un’esplorazione assidua del perché dell’esistere, o nell’indagine tormentante sull’essenza della poesia, sul dovere testimoniale della parola. Incubi e fantasie si alternano a riflessioni meditative, stimolate quasi dall’assenza di suoni e dal vuoto di figure umane dell’ambiente, di cui il poeta sa sottolineare con acuta sensibilità il fascino segreto e impalpabile. Proprio alla quiete secolare dell’isola grigia, Nooteboom pare voler chiedere il velo di nebbia clemente “che tutto nasconde”, affinché ogni cosa torni “in ordine”, “a posto”, offrendo finalmente una risposta a chi da tanto tempo la sta cercando.
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