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Romanzo malinconico quanto riflessivo. Più proiettato verso il non detto che su quello che si legge. Ulteriore testimonianza del talento narrativo di Bassani.
Veramente splendida questa storia ferrarese del dr. Fadigati, di una modernità sconcertante. Questo autore, probabilmente più importante di quanto viene comunemente ritenuto, tanto che non trovo in pubblicazione una sua opera di grande valore come l'airone, non ha scritto molto, ma tutto quello che ha pubblicato è di alto valore, e ritengo debba essere considerato tra i grandi della letteratura italiana del xx secolo.
La letteratura italiana nei primi vent'anni del dopoguerra (il secondo)ha saputo produrre autori e capolavori come non è accaduto prima nè è più accaduto in seguito. Giorgio Bassani è uno di quegli autori, Gli occhiali d'oro uno di quei capolavori. Un'Italia piccola e ancora frastornata, attiva ma ancora attenta all'uomo, sapeva affrontare, nell'arte, i grandi temi senza isterismi e con mano lieve. L'io narrante degli "Occhiali" è una sorta di giovane Torless privo di fanatismi e manie freudiane, forse solo un po' cinico, che osserva la caduta di un'uomo dignitoso ma diverso, calato in un ambiente restio ad ammettere la diversità se non come temporanea e divertente variante della normalità borghese. Il Dottore omossessuale, nella Ferrara fascistissima degli anni '30, si umilierà come l'Aschenbach di Morte a Venezia pur di resistere all'esclusione progressiva, prima di "togliersi di mezzo" silenziosamente.
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