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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Un delirio crescente, una follia, un nero rovinoso tarlo in una mente già estenuata e infiammata da un nazismo che lo ha punito. Dall'altra parte un mezzo idiota, un rozzo e grossolano disadattato che non dà retta a nessuno, ma genio del gioco in maniera strabiliante. Questo il quadro. E il tutto calato nelle mosse di un alfiere, di un cavallo, nell'incrocio fra pedoni neri e bianchi su una scacchiera che diventa presto metafora e specchio del destino di due vite: eccitazione patologica in uno (ai limiti di serissime crisi di nervi), e stima e imbattibilità nell'altro, che è del resto il campione del mondo. Strategie e congetture, combinazioni e lentezze riversate su quel dannato quadrato "dove non si può giocare contro se stessi. E' come pretendere di voler saltare al propria ombra. Dovrebbe come esserci un doppio pensiero e una totale scissione della coscienza". Un duello allora, nel salone di una grande nave, fra spettatori ingordi di scoprire come andrà a finire. Il seme di una nevrosi incontrollata pervade ogni attimo della vita di B., egli si è salvato e insieme perduto grazie a quel manuale che ha rubato dalle tasche di un nazista. Troppo febbrile quella dipendenza, deve astenersi. Ma il prurito nello sfidare Czentovich deborda. Come andrà? Zweig consegnò al mondo la meraviglia di questo racconto alle soglie del suo suicidio; è un dramma fra la volontà di potenza e il talento naturale, lo scontro fra la divorante mania di un autodidatta che ormai padroneggia la scacchiera e chi di quel quadrato ne ha fatto una professione: "Più uno si circoscrive, tanto più è vicino all'infinito; proprio questi tipi in apparenza lontani dal mondo si costruiscono nella propria materia, a mò di termiti, una straordinaria e singolarissima epitome del mondo". Non c'è il segreto stesso della letteratura in questa riflessione? Staccarsi dalle cose, fuggirle in un proprio personalissimo guscio che è resa e forza nello stesso tempo. E' anche poco definirlo un capolavoro.
Coinvolgente. Si legge in un attimo.
Perché commentare un capolavoro? Forse perché è stato tale il pathos provato nel leggere questo breve libro che si desidera lasciarne traccia. Vorrei aggiungere una considerazione: ho letto la "Novella degli scacchi" a breve distanza di tempo da "Un eredità di avorio e ambra" di Edmund De Waal ed ho ritrovato l'atmosfera dell' Anschluss da parte della Germania hitleriana che si proponeva di annullare l' intellighentia dell'Austria. Una tragedia per un Paese che da un Impero era scaduto a paese di secondo piano... Tornando al libro di Zweig, considero la sua lettura un must non solo per gli appassionati degli scacchi.
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