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Anno edizione: 2009
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Capolavoro di stile, linguaggi narrativi ed immaginazione, un incredibile romanzo fiabesco che stordisce i sensi. Un pò difficile da seguire (per me un pregio) nel suo percorso visionario, ermetico ed onirico, Un affresco oscuro di una Sicilia arcaica e misteriosa, una ricerca, una caccia labirintica al mortifero volatile, il cui tetro simbolismo archetipico stimola peculiari riflessioni e contorte fantasie. Romanzo scritto subito dopo il memorabile La divina foresta, (vetta artistica dell'autore), due opere unite da diversi punti comuni, un approccio al fantastico affine al sogno, alla filosofia ed alla metafisica. A garanzia della qualità letteraria di Bonaviri, le parole al miele di Sciascia, Calvino e Manganelli.
Il trasferimento a Frosinone per motivi di lavoro e così di fatto l'allontanamento non certo temporaneo dalla sua natia Mineo devono aver costituito per Giuseppe Bonaviri una sorta di trauma, giacché la sua arte creativa è come stimolata dal sogno di un impossibile definitivo ritorno. Si aggrappa così alla memoria che con il trascorrere del tempo si sfoca inevitabilmente, creando dei vuoti, degli scompensi, in cui tuttavia, per la necessità di un riflesso continuo, inserisce, partendo da un'oggettiva realtà, parti di fantasia. La sua Sicilia, così, diventa mitica, a metà via fra storia e fiaba, e il paese che lo vide nascere si trasfigura in una mistica Shangri-La, un paradiso perduto, un angolo ben protetto nella sua mente in cui rifugiarsi ogni volta che se ne abbia necessità. È questo il vero sogno, l'oasi ricostruita in sé, ambientazione di tanti suoi romanzi fatti di un caleidoscopio di immagini di una sorta di mondo primordiale in cui si sfoga e si amplia la sua naturale e accentuata predisposizione per la metafisica. In questi lavori rientra questo Notti sull'altura, pubblicato nel 1971, cioè dopo La divina foresta, che è un vero e proprio poema biologico, come ebbe a suo tempo a definirlo Italo Calvino. Da leggere, ovviamente.
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