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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Nelle parole di Kenzaburō Ōe, si denuncia con forza l'enormità della devastazione compiuta, ma contemporaneamente prende vita il ritratto dolce e sensibile della gente di una città distrutta.
«Un racconto riflessivo e accurato, capace di essere contemporaneamente fonte di dolore e di ispirazione» – The New Yorker
«Queste note ci permettono di ascoltare la voce dei sopravvissuti e la vivida testimonianza del loro impegno antinucleare» – The New York Times Book Review
Alle 8:15 del 6 agosto 1945, un aereo statunitense sgancia un ordigno nucleare sulla città di Hiroshima, e dal quel momento il mondo cambia per sempre. In questo commovente ricordo, Kenzaburō Ōe racconta delle tante vittime – giovani, anziani, donne e bambini – causate da quell'esplosione, ma anche dei valorosi sforzi compiuti in quei terribili momenti, e negli anni a venire, dai medici e dai sopravvissuti. Nelle parole del più importante scrittore giapponese contemporaneo, si denuncia con forza l'enormità della devastazione compiuta, ma contemporaneamente prende vita il ritratto dolce e sensibile della gente di quella città distrutta. E, attraverso le testimonianze raccolte, nasce dalle pagine di questo libro un accorato e fermo atto d'accusa contro il proliferare delle politiche nucleari, e contro ogni tipo di violenza.
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Parliamo di un premio Nobel, quindi è abbastanza inutile dire che la scrittura è "preziosa" però...però fino a metà libro ho fatto una gran fatica a procedere. No,,,abbandonare mai! Con buona pace di Pennac. Il libro è infatti una raccolta di saggi scritti all'inizio (fino a metà) anni '60 e sconta, ripeto soprattutto nella prima parte, il fatto che il racconto faccia riferimento a polemiche ed eventi, anche molto minuti, accaduti sullo scorcio dei primi anni 60. Il racconto di questi fatti risulta quindi, dopo sessantanni, poco interessante, poco chiaro anche per gli inevitabili riferimenti che un lettore, "occidentale" per di più, fa un po' di fatica a seguire. In breve, se il tutto fosse riscritto oggi, verrebbe sintetizzato, credo, in poche pagine. E' interessante invece quando il racconto si sposta sull'esperienza che è poi diventata "universale" dei hibakusha (被爆者) - parola che non riesco a ricordare manco ripetendomela mille volte...e che quindi mi sono andato a cercare - ossia coloro che alla bomba sono sopravvissuti. Ai giapponesi dire "sopravvissuti" non piaceva, è stata quindi coniata questa; ecco queste pagine diventano, grazie anche alla sapienza dello scrittore, importanti, chiare, illuminanti circa qualcosa che, al pari forse di Auschwitz (non a caso l'autore fa un accostamento al campo di concentramento, peraltro secondo me in modo non felice, un po' frettoloso), la mente umana non può riuscire ad immaginare, o almeno la mia, assai limitata, non riesce. Quindi direi leggetelo, ma armatevi di pazienza.
Alle 8,15 del 6 agosto 1945 fu sganciata, dall'aviazione statunitense, la bomba atomica all'uranio su Hiroshima. "Nel laghetto dei giardini di Asano, le carpe nuotavano fra i cadaveri". Fu l'olocausto atomico di questa città, "il più terribile 'diluvio universale' del XX secolo". Oe continua: "Questo XX secolo è ammalato di un cancro al momento incurabile, generato dal possesso di armi nucleari da parte di varie nazioni". Il libro contiene le testimonianze che l'autore raccolse, tra il 1963-65, durante i suoi viaggi a Hiroshima. Oe profetizza che il "diluvio atomico" riprenderà a piovere anche in futuro. In questo 2017 la Corea del Nord minaccia la guerra nucleare e lancia missili che sorvolano il Giappone che fu molto martoriato nel 1945. Oe ha incontrato tanti hibakusha, i sopravvissuti, in vari ospedali, nelle loro case e per le strade di Hiroshima, molti erano affetti dalla dolorosissima "malattia atomica" e da "nevrosi della bomba", altri si sono suicidati "come quella ragazza che, gettando per caso uno sguardo alla sua cartella clinica, ci vide 'leucemia mieloide' e si impiccò". Oggi più che mai, quando soffiano venti di guerra, è importante ciò che scrive l'autore: "Credo che occorra far conoscere la tragedia umana di Hiroshima in ogni angolo del pianeta, allo stesso modo in cui è conosciuta quella di Auschwitz".
Un 'analisi accurata e forse a tratti pedante delle conseguenze della bomba atomica su una popolazione inerme che in quel fatidico 6 agosto voleva solo vivere la sua quotidiantà. Una disamina sulle responsabilità politiche che nel corso degli anni hanno tentato di insabbiare la memoria. Resta indimenticabile la figura di un medico che con eroico coraggio continua a curare le vittime senza recedere di fronte al male.
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