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L’indizio per trovare il fil rouge della silloge sembrerebbe essere dato da un componimento che si intitola appunto La nota irriverente; non solo, però, perché ‘autore ha aggiunto una nota alla nota che dice: “ Questo componimento mira a evidenziare la complementarietà tra musica e medicina in un processo di cura per pazienti oncologici.”. Tutto semplice allora, perché basta pensare al binomio malattia oncologica e dolore per ritenere che sia una silloge che tratta del dolore? E invece no, o meglio il dolore è un punto di partenza per approdare al più nobile dei sentimenti, a quello che riesce anche, se non a vincere, a mitigare la sofferenza, pur essendo esso stesso a volte fonte di dolore, e questo sentimento è quello che muove il mondo, quello che ci permette di vivere, quello che ci tormenta e ci delizia, è l’amore. L’amore, quindi, che è visto in tutte le sue sfaccettature, quello per i propri cari defunti (Li ho riconosciuti a pelo d'acqua,e rano le anime dei miei cari tornati in altra forma a rendermi omaggio.), quello contrastato che stancamente si trascina alla sua fine (Convivio forzato esibito ostentato. Neanche lo spazio di un caffè una telefonata segreta un libro galeotto. Si contano i like per misurare la riuscita dell'inganno.Si indossano gli abiti della festa), quello di un legame già finito, ma che ci si ostina a mantenere in vita (filo che rammenda strappi non voluti), quello che ormai cessato senza speranza si trasforma in delusione rabbiosa, in odio ossessivo ( possa bruciare nel tuo fuoco fatuo ). Ma, se non c’è più l’amore, cosa resta? Come è possibile procedere non a tentoni in un’esistenza apparentemente senza meta? La soluzione c’è ed è nello scavare in noi stessi, nello scoperchiare gli angoli più reconditi del nostro animo, nel gridare la nostra presenza aprendoci al mondo grazie a un’arte sublime, la poesia. E quindi allora dico grazie, poesia, ma anche grazie Claudia Piccinno.
Ho letto tutto d'un fiato questa bellissima raccolta di poesie. Consigliatissimo!
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