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Sinceramente dopo aver letto l'introduzione mi aspettavo di più. La storia viene presentata in maniera poco lineare, storie del presente e del passato diventano ridondanti e si arriva al punto di non essere più sicuri di dove si svolgano i fatti, quando si svolgano e se ciò che il protagonista descrive succeda davvero. Tutto questo lascia molta confusione al lettore. Trovo però particolare l'evoluzione del protagonista che inizialmente sembra molto meticoloso nell'attenzione ai dettagli e finisce invece col perdersi e ritrovarsi in una situazione di cui non aveva assolutamente consapevolezza. In generale non lo consiglierei, ma in fin dei conti si salva con una scrittura molto contemporanea e abbastanza accattivante.
Un romanzo direi quasi distopico. Una lettura non immediata, che genera delle riflessioni importanti su come i media e i social hanno cambiato le relazioni interpersonali.
Qualche bel passaggio scritto decisamente bene e alcune riflessioni profonde, ma nel complesso un romanzo che non rientra nelle mie “corde”.
Recensioni
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“La nostalgia degli altri”, di Federica Manzon, racconta l’amore ai tempi dello smartphone.
I tre protagonisti, Lizzie, Adrian e il Narratore, un terzetto di colleghi diventati ben presto amici, sono personaggi immersi nel mondo della tecnologia; lavorano in un’azienda che produce mondi immaginari, chiamata “L’Acquario”, e hanno tutti un passato nebbioso e oscuro. Lizzie e Adrian, incontrandosi per caso (o forse no?) al lavoro, intessono una relazione virtuale, in cui l’aspetto fisico perde quasi del tutto importanza, in cui i messaggi scritti si sostituiscono alle parole, in cui la lontananza sostituisce la vicinanza. Nasce un amore (ma è davvero un amore o è solo una storia inventata?) fondato quasi esclusivamente sui «no», sulle negazioni, sui ritardi, sui rifiuti. Ma i due si trovano bene, forse perché le loro storie sono simili, forse perché le loro esperienze passate sono affini, forse perché hanno bisogno di questo amore. Adrian sa come giocare a questo gioco, è un timido, mosso da sentimenti pericolosi, Lizzie è curiosa e spavalda, ma anche incostante, e si fa trascinare in un mondo da lei solo in parte conosciuto. Più Adrian sfugge, più i loro incontri diventano saltuari, più rimangono svegli la notte con gli occhi incollati ad uno schermo e più i due si innamorano.
Ma in tutto questo che ruolo ha il narratore? Colui che ci narra la storia, a volte ammonendoci direttamente («Tenete a mente questo particolare, che vi servirà più tardi», «Tenete a mente la data…») a volte constatando punto per punto i propri dubbi sulla storia d’amore che piano piano nasce sotto i suoi occhi, è il personaggio per cui non si può non provare empatia. È il ragazzino cresciuto a fatica, quello che ha avuto problemi con i compagni, che ha avuto problemi a maturare in una famiglia che non sente propriamente sua, che è riuscito a realizzarsi grazie al proprio talento. È il ragazzo che ha conosciuto Lizzie tramite il suo segreto peggiore, attraverso la sua debolezza più grande e che, forse anche per questo, si sente inspiegabilmente a lei legato, tanto da volerla proteggere ad ogni costo. Ma è anche il promotore iniziale di quella storia d’amore tra la donna e Adrian (il suo migliore amico, nonostante di lui non si sappia nient’altro che qualche frammento di vita, sapientemente gettata in pasto ai pochi conoscenti che hanno il privilegio di frequentarlo), che poi cercherà di arrestare.
La Manzon decide di mostrare ciò che accade quando si esclude dall’equazione dell’amore la componente corporea, quando la parte virtuale prende il sopravvento e le chat si sostituiscono alle cene, i messaggi prendono il posto delle chiacchiere.
La narrazione si mantiene sempre vivace e l’autrice, dosando sapientemente suspense e dubbio, mantiene il lettore in bilico fino alla fine, fino all’ultima pagina, a volte depistandolo, a volte avvisandolo degli sviluppi futuri.
Recensione di Eros Colombo
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