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scheda di Guidi, M., L'Indice 1991, n. 1
Con un percorso suggestivo e dovizia di citazioni, l'autore ricostruisce i quadri concettuali della riflessione demografica sette-ottocentesca. Ne emerge come questa nasca impregnata del linguaggio della teodicea, quella concezione che vede nel mondo e nella natura umana l'operare della divina provvidenza, secondo leggi invariabili, per il bene dell'umanità. Notevole è quindi la commistione tra teorie demografiche e argomenti etico-sociali. Malthus, con l'asserzione di uno squilibrio permanente tra popolazione e risorse, mette in discussione l'ottimismo precedente, ma conferma l'impianto provvidenzialistico, vedendo nella scarsità dei beni di sussistenza la sferza imposta agli esseri umani per spingerli all'operosità e alla virtù. Nel primo Ottocento, tuttavia, egli sarà duramente attaccato: per dimostrare la sua empietà e recuperare una visione più ottimistica, verrà proposta una teoria riduzionista secondo la quale le variazioni delle condizioni di sussistenza producono variazioni corrispondenti nella fecondità, armonizzando naturalmente la popolazione con le risorse. Spogliati dell'appello alla provvidenza, lo stesso linguaggio ottimista e giustificativo e un analogo riduzionismo verranno fatti propri da Spencer e dai suoi seguaci, nel quadro della teoria dell'adattamento evolutivo. Sarà un malthusiano coerente, Charles Darwin, a fornire la critica più impietosa di questa visione, svelandone tra l'altro i sottintesi socialmente apologetici.
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