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Giovani e meno giovani costretti a lavorare gratis, uomini e donne assuefatti alla logica della promessa di un lavoro pagato domani, lavoratori a 3 euro l’ora nel pubblico e nel privato: questa è la modernità che paga a cottimo.
"In Italia il canto costante è che il lavoro ‘non c’è’: però è lo stesso paese dove si chiede di lavorare gratis o senza tutele. Il tutto con spaventevoli ricadute culturali sul lavoro come merce degradata, una svalutazione umana e professionale che riguarda tutti. Marta Fana ci racconta non solo i numeri del lavoro, già deprimenti, ma la sua perdita di qualità. Non è un libro per economisti, questo combattivo pamphlet di Marta Fana, ma un libro per lavoratori" - Alessandro Robecchi, il Fatto Quotidiano
Sottoccupazione da un lato e ritmi di lavoro mortali dall’altro. Diritti negati dentro e fuori le aziende per quanti non vogliono cedere al ricatto. Storie di ordinario sfruttamento, legalizzato da vent’anni di flessibilizzazione del mercato del lavoro. Malgrado la retorica della flessibilità espansiva e del merito come ingredienti indispensabili alla crescita sia stata smentita dai fatti, il potere politico ha avallato le richieste delle imprese. Il risultato è stato una cornice legislativa e istituzionale che ha prodotto uno sfaldamento del mondo del lavoro: facchini, commesse, lavoratori dei call center, addetti alle pulizie in appalto procedono in ordine sparso, non sentono più di appartenere alla medesima comunità di destino. Dicevano: meno diritti, più crescita. Abbiamo solo meno diritti.
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Il testo non è più "fresco di stampa", ma le osservazioni principali dell'autore sono applicabili anche al periodo post pandemia.
"Ben vengano tutti gli sportelli contro lo sfruttamento, dove si prova a riorganizzare, sebbene in forma embrionale, una ricomposizione di classe che esula dal settarismo e si pone come umile strumento di riscatto collettivo. Ben vengano tutti i tentativi di ribaltare la guerra tra poveri, tra italiani e immigrati, tra lavoratori strutturati e precari. Ben venga la lotta che prova a ribaltare rivoluzionariamente lo stato di cose presente. Così Marta Fana conclude questo suo bellissimo saggio in cui esamina, in modo puntuale e mai pesante, l'evoluzione (o sarebbe il caso di dire involuzione) del mondo del lavoro negli ultimi trenta anni. Dallo smantellamento dello Stato seguito alle privatizzazioni di massa, al conseguente smantellamento dei diritti dei lavoratori, sempre più precari e poveri, l'autrice spiega il seguire degli eventi che ha portato alle condizioni attuali della nostra economia e, allo stesso tempo, prova a suggerire le soluzioni che porterebbero benefici all'intero sistema paese. Fare del lavoro (e dei lavoratori) il perno della società e dello sviluppo, umano e industriale. Lo Stato non può più essere semplice servo del capitale ma deve tornare ad essere garante e produttore di prima istanza di beni e diritti universali: lavoro, casa, istruzione, salute. Testo consigliatissimo.
Testo estremamente interessante e documentato, finalmente Marta Fana dopo essersi fatta notare per la brillantezza delle proprie analisi su giornali e sui social media passa la grande prova del primo libro.
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