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Anno edizione: 2017
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Libro esordiente di un giovane autore che indaga l'animo umano e la capacità di riconoscere le responsabilità proprie e quelle altrui. Interessante l'approccio che analizza, lo stesso tragico evento, da punti di vista e prospettive diverse.
"Come va ? È un po' che non te lo chiedo. [....] Pensarti mi fa ritornare di nuovo in corsa . Mi sento di nuovo attivo, concentrato. Sono desolato di aver pensato così male di te [...] Spero vorrai lasciarmi la spada. Sono di nuovo pronto a combattere per te." Yari si dibatte tra momenti bui e di rinnovato coraggio e speranza. La perdita così dolorosa e tragica dell'amico non lo abbandonerà mai più. Non riuscirà a ricostruirsi una vita. Cosa è successo prima all'amico d'infanzia di Yari da fargli tanto male ? Cosa gli ha provocato un dolore così grande da fuggire via dalla sua vita ? La lettera depositata nella posta dei presunti colpevoli apre un calvario, di riunioni, di sgomento, di paura ....tanta . Eppure a volte sembra essere Yari, l'amico del cuore ad essere il colpevole !!! La tragedia ormai è compiuta e di fronte a un fatto così grave, non c'è un colpevole, non due colpevoli, non tre, i colpevoli siamo tutti noi indistintamente. Io, te, il vicino, la fidanzata, l'insegnante, il collega, il compagno di classe, che ti tradisce o semplicemente ti esclude. I tradimenti diventano troppi, le esclusioni dolorose, anche a casa ti sembra non avere mai conforto e, certamente sei talmente addolorato da non capire l'immenso bene di chi sta accanto. Ci si schiera ora da una parte, ora dall'altra, la situazione all'improvviso si ribalta. Rimane infine solo un ragazzo eternamente solo, un randagio nell'aspetto e nell'anima, che ogni giorno visita il cimitero. "Dicono che sia diventato una sorta di animale selvaggio stanco e diffidente, che è difficile sentirgli dire più di due parole di fila." Per lui, Yari, la vita distrutta . Per altri è cambiata, per scoprire nuove dimensioni di riflessioni. L'immigrato non ti era mai piaciuto, lui, Yari era un bastardo, l'avevi sempre sostenuto, mezzo italiano mezzo straniero. Nemmeno sua madre sopportavi perchè straniera, diversa da te - ma perchè non se ne stanno là nelle loro terre invece di invadere le nostre -.
Recensioni
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Se stai leggendo questa lettera è perché mi sono ammazzato e potrebbe essere colpa tua. Inizia così il romanzo di Fabio Cassanelli, scrittore bolognese, di ventidue anni, alla sua prima esperienza letteraria, ma che preferisce presentarsi come un appassionato lettore. Proprio quest’ultima frase ha colpito la mia attenzione, dato che, in Italia si scrive ma non si legge. Una triste constatazione, confermata dalle statistiche e dalla pessima qualità di molte opere che vengono pubblicate, soprattutto da blasonate case editrici.
Per fortuna non è il caso dell’opera di Cassanelli che, invece, sprizza originalità da ogni pagina. Partiamo quindi dalle influenze che ho colto leggendo Non è colpa mia. Lo scrittore bolognese crea un giallo psicologico di grande impatto, visto che mette uno di fronte all’altro cinque presunti colpevoli, li chiude in una stanza e ne scruta i pensieri. Tra ciò che ammettono e ciò che non dicono, ognuno di loro mostra al lettore i lati nascosti, ossia quelli più veri, nonché i tentativi escogitati per apparire innocente agli occhi degli altri.
Insomma, in questo romanzo Agata Christie convive allegramente con Friedrich Dürrenmatt. Un connubio letterario perfetto, in cui l’animo umano viene osservato da ogni punto di vista. Cinque le persone che riceveranno la lettera del ragazzo suicida; tra loro, una sola è colpevole... a patto che sia davvero un colpevole. Un dubbio che è giusto insinuare nel lettore, perché, come ho scritto poc’anzi, nel romanzo si sente l’influenza di Dürrenmatt, in cui la logica del poliziesco, nel quale perfino il fato sembra essere schierato dalla parte della giustizia, tanto da aiutare l’investigatore con ogni mezzo, viene sconquassata dalla casualità che governa la quotidianità.
Fin dalle prime battute, Cassanelli ci fa capire che la ricerca del colpevole è inutile. Più che altro, lo scrittore invita il lettore, che assume i panni dell’investigatore, a concentrarsi su come ognuno proverà a discolparsi. Proprio questo gioco sottile renderà tutti, nello stesso momento, colpevoli, innocenti e indifferenti.
... e se il colpevole fosse proprio il ragazzo suicida?
Recensione di Martino Ciano
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