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Anna K. e Silvia Valerio sono rispettivamente la moglie e la cognata di Franco Freda una delle figure di spicco della destra radicale italiana, che in questo avvincente romanzo è chiamato Giulio o l’Autocrate. La storia si svolge quasi interamente a Padova, città natale di Freda, nel periodo compreso tra il 1967 e il 1969, anni caldi per l’Italia per via della contestazione studentesca e le lotte operaie. Giulio, giovane neofascista passato per le file del MSI e di Ordine Nuovo, ma abbandonate presto per la loro incapacità rivoluzionaria di un progetto antiborghese, oltre che l’attività di avvocato è un piccolo editore che mira, attraverso gli autori da lui pubblicati, al rinvigorimento spirituale del gruppo di camerati che ogni sabato si riunisce per ascoltare le letture delle opere di Nietzsche, Evola e altri maître au pensaire di quest’area politico-culturale. La lettura di questo libro ci porta in un’epoca completamente diversa dal piattume e conformismo odierni in cui esistevano gli idealisti pronti a scontrarsi non solo con gli avversari politici, ma con un mondo in cui non si riconoscevano più: il mondo del consumismo e del materialismo, dell’americanismo e del bigottismo. Giulio, i suoi amici e camerati credevano fermamente che il mondo borghese poteva essere disintegrato, e anzi lui e i suoi sodali proposero un’alleanza tattica con l’estrema sinistra a tal scopo; si formarono nelle università occupate ed assaltate dalla reazione poliziesca e missina dei piccoli e ininfluenti gruppi nazi-maoisti, ma ciò non bastò per la rivoluzione; occorreva di più…occorreva il tritolo…per cui solo una élite selezionata formata da uomini di pensiero e azione, ebbe il coraggio di osare. Il libro è consigliatissimo non solo per conoscere le personalità di Freda e Ventura (alla cui memoria è dedicato) ma per la sua capacità di rievocare un periodo storico dell’Italia che tentò la sfida alle stelle che non riuscì a vincerla per la vigliaccheria di alcuni dirigenti di partito.
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