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Reggio Emilia, 7 luglio del 1960. La polizia carica una manifestazione sindacale: a terra rimangono i corpo di cinque operai. Paolo Nori restituisce un quadro forte e vivido dei fatti, attraverso testimonianze dei parenti delle vittime e ricerche tra archivi, giornali e libri.
«L’idea che regge un libro come questo è la compresenza e
la corrispondenza ideale tra la grande storia e la vita quotidiana di ogni singola persona.» - Luigi Matt, Treccani.it
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E’ terribile la vendetta che si prende Nori, nel colloquio con la figlia Irma, di dieci mesi, a cinque pagine dalla chiusura di un libro bellissimo ed emozionante: “Allora, vendetta, quando uno vi fa qualche cosa che vi fa molto male, ma molto, voi vedrete la prima reazione lo vorreste punire, però il problema che si presenta come lo volete punite, lo volete ammazzare? Gli volete sparare? Lo volete massacrare? Gli volete spaccare le gambe? Gli volete dare un fracco di botte? Lo volete esiliare? Qual è la punizione migliore? vi chiederete te e i tuoi coetanei tra poco quando sarete di fronte al problema. Ecco, io lo so, qual è la punizione migliore, mi sembra. La punizione migliore è guardarlo e pensare. La tua punizione, è essere quello che sei”. Chi vedesse in questa sintassi il rischio di una parossistica esasperazione per rendere la mimesi del parlato non ne coglierebbe la sostanza: qua le esigenze di una linearità nella disposizione delle parole, cedono davanti a un sapiente gioco di stimoli tra il contesto, le volontà espressive, gli effetti di una lingua che non ha rinunciato a essere azione. La tensione cognitiva è affidata non solo alla sintassi, ma anche nei titoletti dei brani brevissimi in cui è articolato il testo, che aprono dinamiche di senso, a volte sotto il segno dell’ironia. Efficaci risultano i titoli che rivisitano umoristicamente modi di dire burocratici, inerti, e reintroducono freschezza e soggettività nel rapporto con quanto è scritto. Il romanzo coinvolge, più ancora per il raro civismo con cui vengono frequentate situazioni di per sé ad alto tasso di emotività, per il fatto che chi legge deve decidere come pronunciare ogni enunciato, ricostruendo i contesti di ogni minimo movimento sintattico. Se non si corrisponde a tale sollecitazione, rischia di non venire percepito il concretarsi di una pronuncia, l’energia e quindi tutta l’allegria e la disperazione, con la loro capacità di rendere la comicità grottesca di una realtà capovolta.
Nori vorrebbe essere originale ma il suo "scrivere parlato" avvince e incuriosisce per venti pagine poi annoia. E' una forma di letteratura che si avvita su se stessa.
Un lavoro dove la narrazione lascia troppo spesso spazio al copia e incolla
Recensioni
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