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bellissimo
Uno steampunk all'italiana. Una produzione originale nel panorama cinematografico italiano, quasi un unicum. L'idea è interessante e la realizzazione anche (la scelta ricorrente di set molto stretti un po' argina la povertà degli effetti speciali), sono presenti anche alcune scene che omaggiano i maggiori film del genere (basti pensare alla scena in cui i protagonisti mangiano in un ristorante con la pioggia di sfondo che ricorda una scena analoga del film blade runner), ma la trama non è all'altezza dell'idea. La parte dedicata al personaggio del videogioco che acquista una coscienza (quella potenzialmente più interessante) risulta piuttosto marginale mentre l'intreccio principale piuttosto confuso. Una grossa pecca secondo me è anche la colonna sonora che davvero non si adatta alle atmosfere proposte dal film.
Ricco di colori, saturi, ora volutamente decolorati, Nirvana rappresenta un manifesto delle idee che Gabriele Salvatores, regista e produttore del film, ha della vita e del futuro. E, come tale, accoglie molti stimoli dai luoghi cari alla memoria del regista e ai giovani degli sessanta/settanta: Marrakech e Bombay, riuniti in un unico non luogo “l’Agglomerato del Nord”. Ed è sopra questi assunti Salvatores ha costruito la sua storia a cominciare da un tema a lui caro: quello della fuga da una realtà che non si vuole accettare. Con Nirvana Salvatores voleva dimostrare che anche in Italia era possibile fare del cinema di fantascienza, del cinema pensato in grande, effetti speciali compresi, così come già stava avvenendo negli Stati Uniti (1997)
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