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Quando si parla di unione sociale, soprattutto di quella del poter essere tutti concittadini/e di uno Stato, la prima sensazione che si prova è quella del credere che il futuro sarà migliore del passato. Non si pensa mai a cosa c’è dietro, al come si possa giungere a un tale risultato e, principalmente, se siamo veramente considerati tutti concittadini di uno stesso Paese, Nazione, oppure sia una strategia politica di potere e sottomissione dei ceti svantaggiati e quant'altro. L'unione d’Italia, non è avvenuta pacificamente come per quella Europea che se anche al suo interno, vi siano opinioni diverse sotto l’aspetto democratico, fu sufficiente la creazione di un'unica moneta, ma in seguito ad atroci e sanguinose guerre civili. L'autrice ce lo racconta, attraverso la voce sensitiva ed emotiva di un giovane scrittore: Giacomo Savelli. Ci troviamo agli inizi della seconda metà del 1800. Precisamente degli ultimi due anni del Regno delle due Sicilie che avvenne con l’occupazione dei piemontesi. In una di quelle mattine, il giovane scrittore nell’uscire a farsi una passeggiata nel bosco per riflettere sul nuovo libro, non solo rischia di essere ammazzato, ma si trova, inaspettatamente coinvolto in una realtà a lui sconosciuta e che oltre a fargli comprendere quali risultati si possono raggiungere in una persona ormai priva del proprio sé, gli dona anche la possibilità e consapevolezza di saper distinguere la potenza dell'uomo dalle autentiche potenzialità uma¬ne. O meglio: se ci fosse un'effettiva differenza tra il coraggio dell'incoscienza e lo smarrimento del proprio senso civico.Non si vive solo per noi stessi. Sì, apparentemente ed emotivamente sono completamente diversi una dall’altro, ma complementari nel loro sentire, provare, desiderare. Due anime che non necessitano di parole o armi per salvaguardarsi da chi gli vorrebbe morti. Anzi, tra loro basta ed è sufficiente un semplice sguardo per sentirsi protetti, amati e vincenti nella vita
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