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Maurizio Cucchi, nella prefazione a questo volume, parla di "originalità forte e sdegnosa...energia violenta...lineamenti netti, e aspri, e ruvidi...forza tematica estrema". Subito quindi conviene chiosare queste affermazioni con l'orgoglioso autoritratto che l'autore offre di sé in versi e in prosa:"vecchio leone, cacciato, braccato, ferito più volte eppure indenne, fiero, coraggioso, dignità che mi veste sartorialmente". Questo libro, dal titolo di tranquilla, accettata negatività (Nihil), raccoglie composizioni che abbracciano quindici anni di esistenza, dal 1998 al 2013, in un inquieto trascorrere tra passato e presente, memorie recuperate e "intime variazioni nostalgiche", considerazioni politiche e rabbie ideologiche, amori sbranati e fisicità esibite. Versi e prosa si intersecano e commentano vicendevolmente in un ribadito e esasperato nichilismo, con una scrittura fieramente petrosa e carnale, e con angosciose immagini catastrofiche di brucianti apocalissi, che non risparmiano la civiltà europea attuale (dissanguata, inerte, spossata), la falsa religione dei farisei devoti, la crudeltà verso il mondo animale, l'indifferenza divina e l'inevitabile spegnersi dei mondi interplanetari. Nemmeno il corpo merita uno sguardo clemente, condannato com'è da vecchiezza e consunzione; tanto più il corpo della donna - più circe che penelope, più minacciosa sfinge che tenera beatrice:"ti riconosco a gambe arcuate e vulva volpina". Tanta dissacrante virulenza trova una sua coerente espressione nella forza quasi arrogante dello stile, rotto, inquieto, e nell' indomabile consapevolezza della caducità di ogni cosa, nel declamato "nihil" che finirà per assorbire e neutralizzare sentimenti e pensieri, amori e rancori, insieme a qualsiasi presenza di vita: "come si esce dal nulla, cosa annunciare: che nel nulla c'è motivazione del nulla".
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