La musica non era nel programma nei sogni della mia vita.
Fin da piccolo desideravo due cose: andare in giro per il mondo in solitario su una barca a vela oppure fare l’esploratore. Il destino ha voluto che facessi il musicista, per giunta di successo, non avevo quello che si definisce il fuoco della musica, ma ciò che mi ha spinto era il desiderio di stare su un palco di fronte alla gente; in fondo avrei potuto fare del teatro. All’età di sei anni mia madre per Natale mi regalò una armonica a bocca, che imparai subito a suonare, scoprendo di avere un buon orecchio musicale. A dodici anni, sempre a Natale, mia zia Ines mi regalò una chitarra, non sapevo come usarla, ma per fortuna nello stesso pianerottolo, un signore di una certa età mi insegnò come accordarla e poi mi aiutò a comporre gli accordi.
A diciassette anni influenzati dal successo dei Beatles, nacquero tanti nuovi complessi, fu scoperta una nuova tendenza, il “Beat”, che conquistò una intera generazione. Fu allora decisi di riprendere in mano lo strumento, prendendo lezioni di musica, ma fui spronato da Radio Luxembourg, con emozione, ascoltavo le loro canzoni e seguivo l’avvento del Rock & Roll, che arrivava dagli Stati Uniti.
Con una discreta padronanza dello strumento, decisi di dar vita al mio primo complesso “I Dreamers”, composto da alcuni amici del quartiere. A quel punto ho iniziato a caldeggiare di farne una professione. Fra i miei amici di quartiere c’era Lallo, che aveva una voce accattivante, lui insieme a Pepe aveva dato vita a un duo, mi piacevano così tanto, per cui proposi di costituire un nuovo gruppo. Un contratto con la Ricordi e dopo il primo successo una serie di canzoni che raggiunsero le alte vette delle classifiche di vendita; una popolarità che dura ormai da un cinquantennio.
La mia vita cambiò radicalmente; dei miei due sogni iniziali, uno sono riuscito a realizzarlo velocemente e tutt’oggi grazie alla musica, fin dall’inizio della mia carriera, realizzo il mio secondo sogno, per girare il mondo in solitaria.
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