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Anno edizione: 2020
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Un libro sulla situazione epidemica che parte da un breve saggio di Badiou, sul quale si innescano poi i commenti (perlopiù critici, ma costruttivi) di più studiosi, oltre la prefazione e postfazione di Quintili. Badiou affronta il tema con "idee (..) cartesiane", fuori dalle " rivoltanti asinerie sui social network", richiamandosi a categorie marxiste, evidenziando, nel concorso tra diverse determinazioni, il momento di contraddizione fra economia e politica, che tentano di far rispettare i meccanismi del capitale, inserendo gli interessi di classe in interessi più generali, nella guerra (tale è) che ha per nemico la SARS2 (vero nome del Covid). I commenti sono più interessanti: si parla (Bilotti) di una nuova mappatura delle relazioni umane in ottica esegetica e teologica, nel male che ha nuovi travestimenti, con involuzioni che portano al baratro della post-democrazia (Crouch), ossia all'arretramento dello stato sociale di diritto, con disgregazioni sociali, etc. Cesarale pone l'accento sullo stato che è politico poichè interrompe la cinghia tra individuo e le condizioni di sua riproduzione e respinge lo iato tra universale e particolare e la forzata loro conciliazione. Una "ripresa di interiorità" sartriana che passa per solidarietà nazionale, in salsa razzista. Reale sottolinea, tra altro, la paura che "passata la necessità, tu ritolga loro quello che hai forzatamente loro dato" (Machiavelli). Giacopini mostra il riarticolarsi del modo di essere dello Stato borghese nell'emergenza, ricorrendo alla spesa pubblica che poi....Ercolani guarda alla "storia degli effetti" (Gadamer) del sistema tecnofinanziario, con disuguaglianza sociale ed economica e sua deriva nietzscheana. Infranca evidenza che un capitalismo fondato sulla produzione e sul consumo non può reggere molto senza consumo.Quintili tira le conclusioni in modo chiarissimo, per una nuova ortoprassi politica della crisi (più che epidemia) attuale. Suggestioni sulle quali occorre approfondire.
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