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L'autore ha il merito di riportare all'attenzione del lettore odierno il tema,oggi considerato eretico,del diritto naturale.Il nucleo portante dell'opera è la dimostrazione che le tesi Kelsen (che hanno condannato all'oblio il diritto naturale) in realtà demoliscono un'idea di diritto naturale che non corrisponde a quella autentica riconducibile al pensiero aristotelico-tomista.L'autore passa poi ad illustrare questa teoria per poi spiegare come essa sia fondamentale oggi per arginare la deriva relativistica che rischia di lasciare indifeso l'ordinamento giuridico nella sua opera di garanzia dei diritti fondamentali dell'uomo.
Magistrale critica antimetafisica di Possenti suggestiva per l'appassionata rivendicazione della morale iscritta invariabilmente nell'esperienza giuridica, in un manifesto di filosofia del diritto che questa opera costituisce per la coscienza del giurista romano e mitteleuropeo. Filosofo più che giurista, sfuma nella scepsi antiformalista di Possenti la grande scommessa del razionalismo giuridico e dei modelli di Kelsen e cioè la matematizzabilità dell'esperienza giuridica sfruttandone l'identico fondo logicista di inferenza ed i caratteri tassonomici e disaggettivati del linguaggio, con la riproduzione della ontologia matematica fondamentale del formalismo hilbertiano. Ius vel mathesis, una equazione ripugnata dall'autore. Purezza razionalista del diritto equivale a purezza della matematica more geometrico cognita e comune fondazione assiomatica degli enunciati "sì che'l giudeo fra di voi, di voi non rida" come scrive Dante nel rivendicare la superiorità dei costrutti razionali giudaici. E cioè l'intelligenza giuridica che fonda l'identica superiorità del costrutto matematico assimilandolo come nella teoresi talmudica in un linguaggio normativo unico formulare capitale assiomatico inderogabile. Qui ha radice il razionalismo di Kelsen, riproduttivo dell'axiomatica di Maimonide e della scuola del razionalismo giudaico, avente la fonte remota soteriologica imbattibile levita agnitiva e sicura nella maledizione del Deuteronomio che codifica l'inderogabilità del diritto ebraico e insieme il codice della sua splendida insuperata radicalità paradigmatica per la psiconalisi, la fisica, la matematica l'economia et, in itinere, per la rechtslehre der wienerkreis di Kelsen. La maledizione deuteronomica, l'archetipo gnostico di ogni vero diritto e della Lex iudaica, fu il mezzo gnostico di una fondazione insuperata di una idea unica del diritto, con cui Israele difese l'originalità della incredibile rivelazione sinaitica "salus in lege", l'assioma di ogni diritto che salva.
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