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《Non metterti contro te stesso. Nel mondo c'è abbastanza crudeltà. Non peggiorare le cose facendo di te un caprio espiatorio》. Un Roth più delicato, equilibrato e passionale ci racconta la tragica epidemia di polio del 1944. A quei tempi si diceva che colpiva solo i bambini, ma anche Roosevelt ne fu partecipe. Ho notato che i campi estivi in America sono diventati un cliché per la formazione dei giovani. Dopo la tragica esperienza di #Auster con i personaggi di Archie e Artie in 4321, e quella tutta nostalgica di Franzen nel suo memoir ZonaDisagio qui vi troviamo Bucky Cantor, un ventitreenne solidissimo come personaggio, incalzato dalla sua storia personale di riscatto, vittima ed eroe del #selfmademan, perfettamente americano. Nemesi è un romanzo più costruito nella sua semplicità, raccontato in terza persona da uno dei ragazzi del campo estivo, una struttura congeniale che lascia intravedere pregi e difetti del protagonista, tra cui il suo continuo addossarsi colpe che non vanno addossate a nessuno, se non alla casualità.
Un grande romanzo, terribilmente attuale. La fragilità umana in tutta la sua forza. I legami tra uomini e donne sono l'unica fragilissima risorsa disponibile e quanto più la si utilizza tanto più si dovrà pagarne il prezzo. Soprattutto quando la natura diventa spietata, durante una terribile epidemia di polio. Roth giustifica qualsiasi tipo di dolore e sofferenza: persino la morte è nemesi. I cambi di atmosfera sono incredibili e la capacità di Roth nel renderli, magistrale.
non so che tipo di ateo sia Carlo (forse un ateo che non sa che esistono i non atei?), ma i discorsi sulla religione sono una delle cose che io, ateo, ho più apprezzato di questo libro, altro che illogici e puerili! sono quei discorsi che ogni ateo dovrebbe fare con i credenti di sua conoscenza per capire come è possibile che degli esseri dotati di raziocinio possano credere che il dio che ha creato la sofferenza sia un Dio di Amore! (anche) per il resto, bellissimo libro!
Recensioni
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