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Nella rete del regime. Gli antifascisti del parmense nelle carte di polizia (1922-1943) - copertina
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Nella rete del regime. Gli antifascisti del parmense nelle carte di polizia (1922-1943) - copertina

Descrizione


Tra il 1922 e il 1943 la repressione politica fascista accomunò in uno stesso destino di sorveglianza e persecuzione vite di uomini e donne differenti e lontane. Definendo vari livelli di "pericolosità", il regime vigilava e puniva i militanti comunisti dei quartieri popolari, i borghesi di cultura democratica, i contadini legati alla tradizione socialista, i preti della montagna ostili alle guerre mussoliniane, la gente comune semplicemente insofferente. Attraverso le carte finora inedite del fondo "Sovversivi" della questura di Parma e del Casellario politico centrale di Roma, "Nella rete del regime" delinea la fisionomia dell'antifascismo nel Parmense, dove gli schedati furono oltre 2.700.
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Dettagli

2004
17 giugno 2004
XXI-225 p., ill. , Brossura
9788843028207
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Indice

Presentazione/ Abbreviazioni/ Nota del curatore, di M. Giuffredi/ Un nuovo dialogare tra archivisti e studiosi, di M. Dall´acqua/ Introduzione, di M. Franzinelli/ Nel buio. L'antifascismo parmense e lo Stato di polizia, di M. Palazzino/ I sovversivi dei borghi, di W. Gambetta/ Sotto la lampada al quarzo. Borghesia, ceti medi e antifascismo democratico, di M. Minardi/ Lontani dal centro: gli antifascisti in provincia, di M. Becchetti e I. La Fata/ Un universo sommerso. Frammenti di vita di "sovversive" parmensi, di B. Manotti/ Elenco degli antifascisti parmensi, a cura di M. Palazzino/

Voce della critica

Le fonti principali usate dagli autori per la ricognizione dell'antifascismo parmense in epoca fascista sono le carte del casellario politico provinciale della locale questura e quelle del casellario politico centrale di Roma. Con queste carte è stato possibile realizzare un'anagrafe con 2.760 schedati. La ricognizione ha permesso di definire la dimensione del fenomeno sul territorio urbano e provinciale, l'origine e la provenienza sociale degli antifascisti, le classi d'età coinvolte, la divisione secondo genere, il grado e il tipo d'adesione alle organizzazioni clandestine, le funzioni esercitate, e i diversi percorsi individuali delle persone coinvolte. Il libro, scritto a più mani, si apre con un capitolo storico introduttivo di Mario Palazzino su antifascismo e stato poliziesco, che mette in luce come a Parma, più che altrove, il passaggio dal regime liberale al sistema di potere fascista si manifestò con una rottura netta nella direzione di una maggiore stretta repressiva. Il ricordo delle barricate, che nell'agosto del 1922 avevano fermato le squadre di Balbo, indusse Mussolini a emanare misure straordinarie in materia di ordine pubblico. Nei capitoli successivi William Gambetta tratta dell'antifascismo popolare urbanisticamente contrapposto a quello cittadino. La sede di quell'antifascismo è nel rione dell'Oltretorrente, dove erano stanziate le classi povere. Marco Minardi si sofferma sulla presenza di un antifascismo democratico-borghese di matrice laico-progressista con ascendenze risorgimentali. Margherita Becchetti e Ilaria La Fata descrivono invece l'antifascismo della provincia, mettendo in luce il variegato tessuto dell'associazionismo di derivazione prampoliniana e il movimento sociale d'ispirazione cattolica. Conclude il libro il saggio di Brunella Manotti, che esplora il rapporto donne-politica.

Diego Giachetti

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