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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2024
“Ho sempre voluto scrivere un romanzo dove creare e descrivere un mondo che, come tutti gli esseri viventi, nasce, cresce e alla fine muore.” Così nelle parole dell’autrice il senso di questo libro, pubblicato in Polonia nel 1996, dove fu accolto con grande attenzione e si aggiudicò il premio della Fondazione Koscielski, e uscito in Italia nel 1999. Dopo il successo di I vagabondi, e dopo aver riproposto Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, Bompiani riporta in libreria un altro romanzo fondamentale di una grande scrittrice, premio Nobel per la letteratura 2018.
«Olga Tokarczuk ci ricorda perché leggiamo romanzi: per entrare in un mondo immaginario, del tutto estraneo e infinitamente familiare allo stesso tempo». - The Prague Post
«Tokarczuk usa un linguaggio ricco, articolato, stratificato, che fin dalla costruzione delle frasi ha qualcosa di intrinsecamente sovversivo perché mette in dubbio lo stato di cose esistente. È una persona che trasforma la curiosità e lo stupore in letteratura». - Wlodek Goldkorn
«Un libro curioso e commuovente». - The Indipendent
Prawiek è un villaggio sospeso nel tempo, “un luogo al centro dell’universo”: percorso dai fiumi Bianca e Nera, punteggiato da alture come la Collina dei Maggiolini, ha quattro arcangeli a vegliare i suoi confini e un Tempo scandito dalle consuetudini più semplici. Le guerre e gli eventi della storia portano scompiglio anche qui, come nel resto del mondo, ma a Prawiek le giornate ruotano attorno alle preghiere, al mulino e al macinacaffè, alle nascite e alle morti, alle piccole storie degli eccentrici personaggi che lo abitano: Spighetta, che si nutre di ciò che resta dopo la mietitura; il castellano Popielski, che dedica la vita a un misterioso gioco da tavolo; Ruta, che ama i funghi più delle piante e degli animali; l’Uomo Cattivo, rimasto solo così a lungo da dimenticare la sua natura umana. Una fiaba dal passo solenne e rarefatto sulla stretta inesorabile del tempo e sul rapporto sublime e grottesco tra uomo e mondo.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Prawiek è un microcosmo che potrebbe essere ovunque, circondato da boschi, animato da una piccola comunità, archetipo universale della convivenza umana, tra il fiabesco e l'onirico. Prawiek è racchiuso tra due fiumi e protetto da quattro creature angeliche, ancorato alla terra e anelante al cielo. Il nome di Prawiek significa "tempi remoti", senza contorni. "La quiete del tempo" è un romanzo sullo scorrere del tempo.Il tempo è l'unico elemento capace di dare un senso, di scandire i momenti del vivere umano. Il tempo è di tutti e di ciascuno.L' uomo pensa di vivere più intensamente di animali e cose, ma è perfettamente inserito nel fluire del tempo. Il tempo dona quiete perché è al di sopra delle singole vite, dei singoli sguardi. Il tempo è capace di attraversare, di connettere le generazioni. Solo l' uomo è incapace di memoria e di visione, di prospettiva e di ricordo. Per questo motivo l'uomo non impara dal tempo che gli è concesso di vivere. Pawel e Misia sono tutti noi. Noi che avremmo bisogno di essere rassicurati e compresi, di avere certezze. Non impariamo neppure quando il tempo è interrotto dall' insensatezza della guerra, dalle rughe sul volto o dal dono di un parto. Restiamo attaccati alle nostre fragilità, incapaci di fronteggiarle. Per questo ci rivolgiamo a un Dio che è vicino e distante, protettivo e indifferente. Ci lascia insoddisfatti e soli. Dio è nel mutamento, nel processo, nell' evoluzione di animi, sentimenti, situazioni, voci del creato. Il resto è composto da scelte, decisioni, libero arbitrio, dall' angelo custode di ciascuno, come dai bisogni, dalle aspirazioni, dai sentimenti mutevoli. In questo libro non ci sono risposte, ma domande.
C'è un villaggio, che si chiama Prawiek, e ci sono le famiglie che lo abitano. Alla prima pagina, una mappa xilografata: si può pensare ad un racconto fantasy, o a un libro per bambini. Di questi due, "Nella quiete del tempo" presenta la stessa regressione alla mitologia, nella quale i luoghi e la storia, le vite e le menti dell'uomo perdono i propri confini e si fanno universali. L'ambientazione realistica (un paesino polacco, dall'estate 1914 a una sempre più sfumata fine di secolo) si smaglia quasi subito, e dai grandi eventi storici emergono solo i segni che si manifestano e si incidono nel minuscolo Prawiek: i tedeschi, i russi, l'Unione Sovietica, gli scioperi sono sogni più o meno lunghi, più o meno dolorosi, che disturbano il ciclico fluire di un tempo antichissimo, in cui le stagioni si alternano alle stagioni, gli esseri umani nascono, vivono e generano per poi morire. Gli anni quasi non vengono contati, e il lettore è lasciato a smarrirsi fino a quando incomincerà a notare unicamente il crescere e l'invecchiare delle creature, insieme con i loro pensieri. Le piante e il cielo non invecchiano mai. Avviluppano le persone e i loro rapporti, le piogge e le nevi si depositano sulle loro case. Il libro è poi disseminato di odori. Tutto ciò che non vive di passato né di futuro, ma solo di presente, manda un forte odore. Una porta diversa per entrare nella realtà: ecco, anche, perché la cagna Lalka "sa che Dio esiste", "ne avverte l'odore nell'erba", "nutre nei confronti del mondo una fiducia di cui nessun uomo è capace". Le pagine dedicate ai cani sono splendide. "Nella quiete del tempo" è un libro potente, che a momenti alterni mi ha fatto pensare al "Mulino dei dodici corvi", a Verga, alla Szymborska, a Elémire Zolla, a Borges: vi ho trovato uno scorrere delle stagioni incantato e talvolta sinistro, l'elegia e l'epopea del minimo (del macinacaffè), gli archetipi universali, la frammentazione dell'infinito.
Magnifico. L'arcipelago umano di Pawiek e dintorni, travolto dal flusso della storia e dall'insipienza dei singoli destini, ricorda le atmosfere di certi racconti intimisti di Buzzati e di Calvino, costeggia gli abissi del reale e del simbolico che lo riscatta. Alla luce dei tre romanzi ultimamente disponibili in italiano della scrittrice polacca, avanzo l'ipotesi che questi stiano alla letteratura contemporanea come i film di Stanley Kubrick al cinema: ogni opera presenta un genere, uno stile e un linguaggio diverso. Modalità compositiva appannaggio solo dei grandi.
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