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Lettura difficile e non agevole: non è un romanzo nel senso usuale del termine. E' tutto un pout-pourry di eventi simbolici descriventi un'interminabile e fatigante lotta tra il Bene e il Male. Ho cominciato a leggere "Nell'Abisso Profondo" una prima volta, poco dopo la sua pubblicazione in traduzione italiana, e non sono riuscito ad andare oltre le prime 30 pagine (che tra l'altro sono quelle che hanno un ritmo narrativo più fluido). L'ho ripreso tra le mani, tentando di dare il via ad una lettura più concentrata e sperando così in una migliore sorte. Ma la mia mente vaga, senza riuscire a soffermarsi, né ad intendere esattamente ciò che accade. Sono andato avanti per pura forza di volontà, avendo la sensazione di stare a perdere del tempo prezioso che avrei potuto dedicare ad altre letture più amene o più interessanti. L'altro titolo, tradotto in italiano "Padre delle tenebre", pur presentando qualche difficoltà analoga, mi era sembrato nel complesso "leggibile" come romanzo. Qua, a sentire il commento di Stefanie (sinora unica commentatrice), bisognerebbe procedere nella lettura tenendo costantemente conto dei simbolismi, della Kabbalah e quant'altro. Forse è così - non mi sento di contraddirla - ma mi pare che l'autore raggiunga eccessi di barocchismo esoterico ed ermetico fini a se stessi con un'accozzaglia di eventi "visionari" che sono giustapposti uno di seguito all'altro, senza che vi sia mai la possibilità di comprendere cosa è reale, cosa è onirico, cosa è sovrannaturale e così via. Non mi sentirei di consigliarne la lettura ad altri, naturalmente. Certo per me ancora la partita non è chiusa: mi rimane da leggere ancora un terzo circa del romanzo epotrei fare a tempo per ricredermi, anche se - allo stato attuale della mia conoscenza di questo libro - ne dubito parecchio. Si salvano a mio avviso i primi tre capitolo che rappresentano una partenza eccellente che rende ancora più cocente la delusione ingenerata dalle pagine successive.
Se dovessi trovare immediatamente un unico aggettivo con cui descriverlo potrei usare il termine "complicato". Penso infatti che queste pagine richiedano al lettore un grosso sforzo di concentrazione per non perdere l'attenzione durante i numerosi passi in cui l'autore ricorre all'uso di termini tratti dal pensiero ebraico, dall'esoterismo e da concetti islamici ai più sconosciuti. Se quello che i più possono interpretare, a seguito di una lettura superficiale del romanzo, come caos della narrazione o, se la prima impressione a caldo che i più ricaveranno è quella di confusione, solo i più attenti riusciranno a vedere nello scritto di Piccirilli una strategia non banale. Non vi nascondo che il mio primo istinto è stato quello di abbandonare la lettura di questo libro, purtroppo, ma per fortuna ho saputo resistere per trovarmi oggi, a distanza di qualche giorno dall'ultimazione della stessa, in grado si apprezzarlo. Certo, resta il fatto che non sia una lettura facile e leggera, perché la strategia dell'autore è proprio quella di ricreare un senso di dualismo mistico che si riscontra anche nella doppia personalità del protagonista: il Negromante, con il suo Me, nei panni di un demone dall'umorismo sardonico. Discutibili scelte narrative dunque per un romanzo dedicato ad un pubblico attento; una lettura che va meditata a fondo, considerato il fatto che tocca anche un argomento delicato quale quello religioso. Una lettura che consiglio? Sì, solo però se siete pronti all'horror apocalittico visionario e cercate qualcosa di nuovo ed originale.
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