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Sandrine Destombes lanciata nell’universo del nero francese da Michel Bussi conferma le sue abilità narrative dando forma a un’indagine dall’architettura complessa in cui l’assolata campagna francese si tinge ancora una volta di sangue.
«Signora, scenda dall’auto.» Sono due ore che il tenente Perceval Benoit della gendarmeria di Crest, villaggio storico nel cuore della Drôme, aspetta seminascosto nella boscaglia che qualcuno superi i limiti di velocità. Adesso la Peugeot 205 è ferma davanti a lui, finalmente, e questa scena esatta, unita agli istanti immediatamente successivi, rimarrà per sempre impressa nella mente di Benoit. La conducente, infatti, invece di ubbidire all’ordine, ingrana la marcia e si dà alla fuga, ma al primo tornante sfonda il guardrail e precipita in un fossato. Per lei, la morte è istantanea, ma l’altra passeggera, una bambina di otto anni di nome Léa, è ferita gravemente e portata all’ospedale. Di lì a poco, nello stesso bosco, a poche centinaia di metri, il corpo di un uomo viene rinvenuto sulla sponda del fiume Drôme. Una vittima sconosciuta, una bambina in coma, un cadavere privato degli occhi: è questo il macabro elenco del rapporto che Benoit consegna alla squadra di esperti della gendarmeria nazionale, arrivati nella cittadina per fare luce sul caso – anzi, su quei casi apparentemente scollegati tra loro, che in comune sembrano avere soltanto un luogo: il monastero di Crest, sorta di eremo staccato dal mondo, dove da anni la sessantenne Joséphine Ballard offre riparo e conforto alle sue ospiti, tutte donne spezzate, gravate da un passato doloroso, vegliando su di loro al pari di un’agguerrita mamma aquila.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Siamo nella campagna francese, nei pressi del paese di Crest. Il tenente Perceval Benoit ferma una Peugeot 205 zigzagante sulla statale D538, che reca a bordo una donna e una bambina. La guidatrice riprende la marcia a folle velocità, si schianta contro il guardrail e muore sul colpo, mentre la bambina (Léa, otto anni) è portata d’urgenza in ospedale. Di lì a poco, nel bosco, a poche centinaia di metri, il corpo di un uomo (cui sono stati strappati gli occhi) è rinvenuto sulla sponda del fiume Drôme. Il caso, di botto complicato, è dato in consegna alla squadra di esperti della gendarmeria nazionale. Gli eventi portano al monastero di Crest, sorta di eremo isolato dal mondo, dove da anni la sessantenne Joséphine Ballard offre riparo e conforto alle sue ospiti, tutte donne di vita travagliata, gravate da un passato doloroso. C’è un susseguirsi di omicidi, tutti maschili, e il romanzo decolla con un continuo di colpi di scena, che spiazzano il lettore. La Destombes imbastisce un tessuto narrativo di gran consistenza, con un incalzare impressionante di eventi. Tra cui il rapimento di Léa dall’ospedale da parte di tre donne scatenate come delle Erinni, con una retroguardia di una quarta donna che si immola con una cintura esplosiva per depistare le indagini. Il romanzo ribalta l’assioma di Stieg Larsson: “Uomini che Odiano le Donne” che qui si trasforma in “Donne che Odiano gli Uomini”. Alla base sembra esserci un piano che prevede una nuova società in cui guerriere Amazzoni dominino incontrastate e gli uomini siano confinati in un recinto e usati solo a fini riproduttivi. Senza dimenticare La Città delle Donne di Fellini, un film che analizza il contemporaneo, porta al centro dell'agone le idee delle donne e l'odio che molte di quelle femministe avevano nei confronti dell'Uomo per molto tempo loro severo carceriere. Temi di grande attualità trattati con maestria e scrittura magistrale da una scatenata Destombes. Un giallo di rara bellezza.
L'inizio è folgorante, ci troviamo nella provincia francese, da un banale controllo stradale da parte della polizia si scoperchia una storia dalla sviluppo sempre più drammatico e sconcertante. Un femminismo malato che ha prodotto qualcosa che nessuno osava immaginare.
Bene, direi più che bene. Non avendo letto il primo libro, cosa che mi riprometto di fare al più presto, non ho metro di paragone, ma la sua scrittura veloce, secca e mai scontata mi piace. Bella la trama, anche se l'argomento credo sia stato ormai perlustrato in ogni angolo, i personaggi sono proprio francesi doc e me li sono immaginati in una serie televisiva.
Recensioni
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