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Un analista si confessa, come in un dialogo privato con se stesso. Un libro denso, concentrato, un 'diario di bordo', che svela le diverse sfaccettature di un 'mestiere' particolare come quello della cura psicoanalitica. «Cosa accade nella mente dell'analista quando l'incontro con l'altro, dopo tanti anni di esperienza clinica, diventa uno degli ingredienti fondamentali del fare terapeutico?», «Quale luogo abitano, in quella stessa stanza, le teorie che hanno fondato la sua dimensione terapeutica e che hanno dato vita alle sue fantasie sul paziente e sulla cura?" si interroga Magda Di Renzo nella presentazione del volume. Egli coglie il mondo nel vissuto che emerge nell'interazione tra due menti al lavoro. Il suo campo è centrato sulla relazione, ma poiché l'inconscio ha un ombelico che lo connette all'ignoto, il setting non è mai un claustrum, ma ha tutti i colori e le tonalità affettive del mondo, anche se si avvale della sospensione dell'agire a favore dell'ascolto e della parola come pharmakon. Il terapeuta mostra anche il suo volto 'umano', le sue ombre, i suoi ripensamenti. Per la prima volta, nel panorama italiano, assaporiamo la dimensione immaginale del processo terapeutico, che supera la tradizionale esposizione didascalica dei casi clinici. L'autore supera inoltre le limitazioni ontologiche ed epistemologiche che sono ancora cattoliche e cartesiane: l'anima non è solo all'interno del soggettoumano, mentre il mondo 'fuori', è il luogo della Caduta, una mera res extensa. Ma, facendo propria la 'visione in trasparenza' di hillmaniana memoria, mondo e anima si intrecciano ed anche le cose hanno la loro vita: gli oggetti, il cielo che spunta dalla finestra, gli abiti, i suoni che penetrano. Se sapremo vedere e ascoltare, attraverso la percezione del corpo e la sensibilità dell'anima, potremo cogliere, uniti come in un tao, il dolore dell'esistente e la felicità potenziale.
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