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Una delle più note fra le affermazioni contenute nel Manifesto di Marx ed Engels del 1848 è quella secondo la quale "i proletari non hanno patria". In realtà, come sottolinea la curatrice di questa raccolta di saggi, che insegna storia contemporanea all'Università di Berna, la posizione dei due padri del socialismo "scientifico" in merito al principio di nazionalità fu ben più complessa e meno apodittica di quanto non faccia pensare quella singola frase, isolata dal contesto in cui venne pronunciata. Se gli operai non hanno patria, in effetti, nel ragionamento di Marx e Engels, ciò dipende dal fatto che ne sono stati espropriati dalla classe dominante: prodotto del capitalismo, anch'esso senza patria, non possiedono un'identità nazionale a causa della condizione di sfruttamento in cui sono costretti a vivere. Nell'epoca della Seconda internazionale, del resto, non ci si limita a questa considerazione: la lotta fra il proletariato e la borghesia, infatti, almeno in una prima fase, dovrà essere condotta nell'ambito delle singole nazioni. Vinta la battaglia, la classe operaia ascenderà "a classe nazionale" e costituirà se stessa in nazione, sebbene in un senso non borghese. È questo soltanto il primo degli aspetti su cui si sofferma il libro, incentrato sul rapporto mai interrotto che legò e divise le maggiori ideologie dei secoli XIX e XX: nazionalismo e socialismo. Vengono così ripercorsi alcuni fra i temi centrali della problematica, quali le teorie sulla nazione degli austromarxisti, le posizioni della Seconda e della Terza internazionale in merito alla democrazia, la concezione antinazionale di Amadeo Bordiga, la questione nazionale nel comunismo italiano e in quello francese. Tra gli autori: Philippe Buton, Dieter Langewiesche, Bruno Bongiovanni, Leonardo Rapone, Detlef Brandes, Małgorzata Spider, Gaetano Quagliariello, Elena Aga-Rossi.
Luca Briatore
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