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Leggendo questo libro sono sempre più convinto che i testi scolastici andrebbero obbligatoriamente integrati se non affiancati da libri storici, qui ci si rende realmente conto che ciò che per sollevamento morale abbiamo sempre chiamato armistizio tale non era, era una vera e propria resa, qui ci si rende conto della pochezza e incompetenza di personaggi storici assurti a salvatori della patria, qui ci si rende conto della scarsa considerazione che nutrivano gli anglo-americani verso le ns strutture politiche e militari.... etc etc IMMANCABILE
Saggio documentato basato su fonti americane, britanniche, tedesche ed in misura minore italiane. In una prima sezione il saggio tratta degli antefatti dell'8/9/1943 e delle differenti tattiche di britannici ed americani nei confronti dell'Italia. Dopo lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia la situazione militare italiana era disastrosa ed il governo Badoglio cercò vanamente di trattare qualcosa di diverso da una resa incondizionata, che fu gestita male dal governo Badoglio, in situazione difficile tra pretesa di Eisenhower che la resa fosse comunicata pubblicamente in contemporanea allo sbarco di Salerno, per cogliere di sorpresa i tedeschi e reazione delle forze naziste tedesche, col supporto di fascisti italiani irriducibili. La storica si occupa poi delle conseguenze della resa, del comportamento dei reparti dell'esercito italiano e della resistenza, ed a seguire . espone la sua visione sul significato e gli effetti della fase successiva all' 8-9. È bizzarro che il recensore precedente abbia definito malevola l'esclusione del Cremlino dalla trattativa col governo Badoglio e che si sia concentrato su ciò che è stato scritto sull'URSS: è russo? Il regime sovietico di Stalin prima della seconda guerra mondiale avrebbe voluto spartirsi l'Europa centrale ed orientale con la Germania nazista e Stalin aveva espresso ammirazione per Hitler. Gli anglo-americani si rendevano conto della pericolosità dell'URSS, ma Hitler era riuscito a far considerare più pericolosa la Germania nazista e ciò era diventato un grosso vantaggio per l'URSS, che al termine di WWII si era spartita l'Europa con gli USA in sfere influenza. Per gli stati ed i popoli dell'Europa centro-orientale finire nel blocco sovietico era equivalso a passare nella brace, in una condizione pessima, mentre l'Italia nel blocco capitalista guidato dagli americani procedeva verso lo sviluppo ed il boom economico.
Il testo insiste nel voler presentare l'URSS come vicina alla Germania nazista, che l'URSS fosse alla ricerca di un accordo con la Germania hitleriana anche dopo l'aggressione nazista? Su cosa si basa la ripetuta accusa che Stalin volesse scendere a patti con Hitler, dopo l'invasione nazista? Due articoli di giornale russi, dei primi anni '90... e un florilegio, il solito florilegio di titoli e testi tedeschi e americani, di autori post-nazisti tedeschi o neocon americani.. I due articoli russi, sono un articolo scritto da Volkogonov nel 1993, che pare sia stato ripreso nella sua biografia su Stalin, e un'intervista, di due pagine, a un impiegato dell'ambasciata sovietica a Stoccolma... e su questo 'materiale documentario', ci si permette di dire che l'Unione Sovietica cercava di accordarsi coi nazisti, nonostante sia universalmente riconosciuto che i sovietici difficilmente facessero prigionieri tra i nazisti prima di Stalingrado... Altra barzelletta: l'URSS scese a compromessi coi fascisti minori alleati dei nazisti... ciò avvenne solo con Romania e Finlandia, non avvenne cogli ungheresi, gli slovacchi, i croati, ma avvenne coi bulgari, per il semplice motivo che Zar Boris NON dichiarò guerra all'URSS e non inviò soldati bulgari nell'operazione Barbarossa. Ma ciò che tale testo evita di dire è che Mosca si accordò con Bucarest e Helsinki DOPO che fu esclusa dalle trattative tra gli alleati e il governo Badoglio... fu una risposta all'azione malevole dei britannici, soprattutto. Ma tale testo evita accuratamente di indicare tale fatterello, sebbene sia notissimo. E inoltre, la descrizione di Vittorio Emanuele come persona spaurita. confusa, e perfino feroce antibritannico, è più che altro immaginazione. Vittorio Emanuele come suo stile, non si era mai intromesso nelle decisioni dei governi italiani, liberali o fascisti che fossero. Perché dovesse cambiare atteggiamento con Mussolini, fino al momento del crollo italiano, non ci viene mai spiegato da nessuno.
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