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In ogni giro di pagina di questo deliziosissimo libro sembra aleggiare a perfezione quella celebre frase di Ralph Ellison: "Il jazzista deve perdere la sua identità anche mentre la trova. E' la contraddizione crudele implicita in quella forma artistica". E' proprio così. Per una di quelle leggi insondabili nella loro arcaica essenza, scaturite chissà da quale consumatissimo astuccio di un Dio senz'altro autodidatta, il jazz è appunto un perdersi per riaversi. Somma meraviglia. Se in effetti ascoltassimo per cento sere diverse All of me o Tenderly o Misty o Easy to love queste non sarebbero mai, mai, mai le stesse, ma come rivoltate da dentro in un giocoso vortice che, facendocele totalmente perdere per lunghi minuti, poi ce le restituisce come messe a nuovo, tirate a lucido, in un impensabile abito ogni sera diverso che è davvero il timbro definitivo su quella che - almeno per me - è la musica assoluta. La più disubbediente e libera, dolcissima e scaltra nelle sue incantevoli magiche storture. L'unica in grado di salutare ogni norma sullo spartito e andarsene anarchica per i suoi mondi su arie che nessuno mai potrebbe afferrare o inseguire. Mai, è un segreto dentro un segreto. Per questo e altri splendidi motivi il libro di Dyer vale davvero spesa e lancette, perché abbraccia in ogni pagina, illustrando destini certo non comuni in questo reame leggendario, proprio quelle illogiche trafitture al ventre di un brano, quei tradimenti che lo migliorano e lo elevano oltre la consueta regola del grande pezzo, portandolo su altari ben più eterni, dove è giusto che tutto sfugga perché infine non sfugga più. Accordi, intese, allunghi, assoli, partono su un singolo brano come da binari diversi, ma la genialità è esattamente questa, cioè un punto d'arrivo di pazzesca riunione collettiva che ha esaltato ogni singolarità strumentale e non ha fatto perdere nulla della grandezza dell'intero. Anzi...Libro bellissimo, dove ci si commuove come in una galleria di favolosi ritratti.
Sinceramente mi ha un po' deluso, avevo sentito parlare molto bene di questo libro ma alcuni dei racconti non mi hanno convinto: lasciatemi dire sono scritti "sopra le righe". Vabbè che alcuni dei protagonisti hanno avuto una storia tribolata fra droghe, alcol e depressioni, ma si è data troppa enfasi su tali problemi e gli eccessi derivanti. Peccato. Anche la postfazione mi ha deluso e la lista dei dischi dei protagonisti non è molto ragionata.
bello e poetico
Recensioni
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