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Nati altrove. Il movimento anarchico ebraico tra Mosca e New York - Furio Biagini - copertina
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Nati altrove. Il movimento anarchico ebraico tra Mosca e New York - Furio Biagini - copertina

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1998
1 febbraio 1998
192 p., ill.
9788886389365

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Dal 1863 anche l'ebreo di Napoli ha un cuore anarchico come la città di Partenope. Un cuore che prende il mare e va verso Sion, navigando e volando sull'intero Sud e il Mediterraneo tutto. Forse è questo il messaggio che Napoli offre al mondo ebraico italiano? Fai che il tuo cuore sia rispettoso delle regole e anarchico nel suo respiro, tra la moltitudine di stanze diverse, con diverse persone, diversi incontri, diversi mondi.

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Fabrizio Porro
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Semplicemente...Meraviglioso

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scheda di Cavaglion, A., L'Indice 1998, n.10

Il binomio ebraismo-anarchia, per il lettore italiano, evoca fantasmi lombrosiani. A qualcuno, se mai, potrà venire in mente che dalle ormai pallide parvenze della cultura positivistica è emersa la figura straordinaria dell'anarchico lodigiano Camillo Berneri, amico di Salvemini e corrispondente di Gobetti, che fu tra i primi, dall'esilio parigino, a denunciare il crescente razzismo mussoliniano degli anni trenta.
Furio Biagini ci restituisce invece in questo appassionante volumetto la storia di un movimento politico concreto di non poco rilievo, dal quale, per ovvie ragioni politiche (e anche numeriche) il nostro paese non è stato per nulla toccato. Basata su una ricca documentazione, proveniente dagli archivi di mezzo mondo, questa ricerca si propone di affrontare per la prima volta sistematicamente la storia dei gruppi anarchici ebraici che fra il 1880 e la Grande Guerra varcarono l'oceano portando negli Stati Uniti l'eco del messianismo yiddish.
Si tratta di una vicenda a lungo dimenticata, un'emigrazione particolarissima all'interno della più vasta ondata emigratoria verso il Nuovo Mondo. Come già Enzo Traverso, nelle sue prime ricerche sul movimento operaio ebraico di fine secolo, e sulla scia dei lavori di Jakob Frankel e di Michel Loewy sull'utopia politica, Biagini ci offre alcuni affreschi inediti sulle diverse realtà dell'anarchismo ebraico (Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Argentina e Francia), preceduti da una densa e non retorica introduzione metodologica e corredati dal racconto di alcuni tra i "casi" più significativi, tra i quali spicca quello di Mollie Steimer e il caso Abrams. Il libro si segnala inoltre per la curiosità e la bellezza dell'apparato iconografico proveniente dall'inesauribile miniera dei Robert F. Wagner Labor Archives, nonché per la commossa testimonianza resa nella prefazione da uno dei maggiori storici del movimento operaio ebraico, Nathan Weinstock, noto al pubblico italiano per una pioneristica e molto discussa storia del sionismo tradotta anche da noi nei primi anni settanta. Si raccomanda caldamente la lettura del libro di Biagini a tutti coloro che vedono di malanimo ogni rapporto simpatetico fra sinistra e questione ebraica perché in fondo in fondo la pensano come il professore ginevrino al quale Leonty Soloweitchik, uno dei primi storici del movimento operaio ebraico, nel 1897 aveva chiesto la sua tesi di dottorato: "È curioso, io credevo che tutti gli ebrei fossero banchieri".

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