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Pensatore ormai ben noto in Italia, Jean-Luc Nancy ci introduce con questo libro a uno stile di riflessione poco praticato da noi, a metà strada tra la letteratura e la filosofia. Diviso in due parti, il volume raccoglie una serie di interventi estemporanei, su temi, ma più che su temi, su "cose" come il fuoco, la danza, l'ombra, la voce, l'approccio, il rapporto sessuale, e poi ancora su "figure" come Afrodite, Faust, Maria Maddalena, o l'ultimo uomo. È difficile non restare ammaliati dalla scrittura nervosa, ellittica, infervorata di Nancy, ed è altrettanto difficile non cogliere la portata del suo gesto ambizioso, l'atto di un pensiero che si vuole rigoroso e al tempo stesso creativo − questo anche senza seguire sempre per filo e per segno la fittissima trama di citazioni criptate e di riferimenti, dotti e meno dotti, di cui il testo è infarcito.
Come nel caso di Derrida, anche con Nancy, per quanto sembri assai strano di primo acchito, ci troviamo di fronte a un erede di Husserl. La riduzione eidetica si trasforma però con lui in una sorta di riduzione letteraria, votata a fare fibrillare nella parola scritta un'esperienza prima, originaria, dei corpi anzitutto e, dietro i corpi, sulla superficie della loro estensione, nella spaziatura della loro dislocazione, di quelle anime di cui i corpi disegnano l'esposizione e sono come la pelle. È un pensiero compiuto, finito, è una filosofia giunta da tempo al proprio traguardo, quella che trova espressione in queste pagine colorate, profumate e a tratti oscene, persino pornografiche. Chi ne conosce le articolazioni essenziali, ne ritroverà traccia a ogni paragrafo. La frase di Nancy ha la sicurezza stentorea, minerale e sinuosa, della frase di un metafisico seicentesco. Eppure questa frase cerca di continuo il suo senso in una vibrazione esterna, quasi empirica, tattile, delle "cose" stesse, riportate dal loro statuto di oggetti a disposizione dell'individuo allo statuto di presenze slegate da ogni soggetto: presenze inumane, sorde, né ostili né amiche dell'animale che parla.
Molto suggestivo, per citarne uno, il testo sulla voce (Vox clamans in deserto) nel corso del quale, sul palcoscenico di un dialogo interiore, leggero e ironico, prendono la parola figure recenti e meno recenti del pensiero europeo, da Hegel a Saussure, da Valéry a Barthes, da Rousseau a Deleuze. Tutti vocalizzano sulla voce, sul suo scarto dalla parola, nello scacco di una scrittura che non è né parola né voce. Che il paradosso sia l'anima logica di questo pensiero, proteso costatemente a toccare, a tastare i limiti stessi dell'enunciazione, è testimoniato anche dai testi filosoficamente più densi e impegnati, come C'è del rapporto sessuale − e dopo, che prolunga le riflessioni già avviate da Nancy in un precedente intervento (Il c'è del rapporto sessuale) sulla provocatoria formula di Lacan "il n'y a pas de rapport sexuel". O come quello su Il primo ultimo uomo, in cui la scrittura del primo e dell'ultimo si attorciglia su se stessa, cade letteralmente in se stessa, per ridursi a "passaggio", ponte e intervallo tra le singolarità disperse che compongono, agli occhi spaesati di Nancy, la costellazione finita/infinita dell'essere.
L'essere nudo, o l'essere abbandonato, o l'essere singolare plurale, o l'essere come particolare che non rientra in nessun universale: se questa è molto in breve, troppo in breve, la cifra ultima della filosofia di Nancy, questa è parimenti la cifra degli interventi assemblati in questa raccolta, ennesime prove singolari di un pensatore altrettanto singolare, o più semplicemente inclassificabile, che in questa sua assoluta singolarità esibisce al contempo il suo limite: un limite assunto, esposto, con quell'onestà e quella giustezza che non si possono non riconoscere a ogni pagina e a ogni prova di questo filosofo. Nancy, anche in questo, assomiglia parecchio a Derrida. Sono figure filosoficamente esemplari, ma nel senso kantiano, giudizioso dell'esempio. Nei loro testi si coglie, con gusto, quella "giusta misura che non può essere data secondo regole generali". Ed ecco perché, soprattutto, non vanno imitati. Il che non toglie che se ne possa sempre assorbire qualcosa, molto magari, e prima ancora trarre piacere, pur senza aver letto granché di filosofia in vita propria.
Il libro è arrichito da un'intensa postfazione di Flavio Ermini, al quale si devono, da anni, tanti sforzi per tenere alta la lingua della poesia e stimolare la ricerca letteraria nel nostro paese. Sue queste parole sullo strano erotismo che dà impulso al pensiero: "Il tempo narrato da Jean-Luc Nancy non è quello lineare della successione, bensì quello complesso e inestricabile della simultaneità, dove ogni battito temporale convoca, ogni volta, l'irruenza della sfera genitale e le figure coinvolte nello slancio: il desiderio, il sapere, il fuoco". Davide Tarizzo
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