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Anno edizione: 2023
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Due protagoniste, due generazioni, due diverse Secondigliano che si incontrano e si scontrano. Un'unica cosa non cambia mai: l'importanza delle parole e delle storie.
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Anna Grimaldi detta Nannina, la protagonista di questa storia, tanto insolita quanto affascinante, con un sapore antico, d’altri tempi, e però intrigante e coinvolgente, la vita la racconta, ne fa un “cunto”, la descrive, la ripete in giro, la condivide, la declama in pubblico, dapprima per pochi intimi, poi in spazi più grandi, nei cortili dei caseggiati popolari, addirittura ai funerali, quindi nelle fiere, nelle feste di piazza, ampliando via via sempre più pubblico e platea, fino a divenire nel suo ambito una celebrità, rinomata e richiesta a gran voce, retribuita al meglio data la sua abilità. Letteralmente Nannina racconta il fluire dell’esistenze, sua e degli altri, la mima, la recita, la rappresenta, ne fa ironia e parodia, è una cantastorie del suo tempo, l’immediato secondo dopoguerra. Anni difficili, di fame, di stenti, di miserie, in particolare in certi contesti di degrado, e però magari proprio per questo vivi, vitali, rigogliosi, assetati di ascolto, smaniosi di sapere e di immedesimazione. La gente vuole sapere, anche e soprattutto di fatti usuali e comuni alla propria esperienza, storie insomma magari deteriorate, “sgarrupate” in termini dialettali, serve quindi chi racconti, e possibilmente bene, le “struppole”, le storie lacerate e strampalate in ogni senso, una “cuntastruppole”. Nannina è l’equivalente dell’epoca di un libro parlato, un podcast, un audiolibro, una storia a voce. “Nannina” è il bel romanzo, originale ed incisivo, l’esordio di Stefania Spanò, scrittrice esordiente, le sue pagine sono accese, trascinanti, sprigionano vita, raccontare è donare gentilmente, offrirsi, è un favore, un servizio, un omaggio, un presente sempre gradito, ancora oggi. Davvero una bella storia, un racconto incantevole, una novella deliziosa, a farla breve: un “cunto”.
Una nonna, una nipote, sullo sfondo Secondigliano con le sue luci ed ombre, intorno la varia umanità e quei bambini che possono osare perché sono maschi mentre a lei, Stephanie, il genere proibisce di agire. La nonna è Cuntastroppole, racconta a parole fatti e misfatti e li arricchisce colorandoli di vita, Stephanie le è vicina quel tanto che basta a farle amare le parole, ama leggere, l’unica cosa che da “femmina” può fare nelle lunghe ore solitarie fuori al balcone e i libri diventano studio e lo studio diventa apertura al mondo. Sa dalla nonna che solo le parole sapranno difenderla dal mondo di fuori e poco importa se per tutti la nonna è solo una vecchia pazza, lei le storie sa raccontarle come nessun altro. Eccellente il lavoro di Stefania Spano che ci accompagna nei vicoli di una città che per tanti versi è rimasta uguale a se stessa raccontandocela con odio e amore in una lingua che è viva e palpitante.
"Questo volevo trasmettere al lettore, tra le crepe e le ombre, più di tutto volevo fargli provare insieme alle mie personagge una grande fiducia nei confronti della parola" scrive Stefania Spanò nelle note finali di "Nannina". E ci è riuscita benissimo. Ama le parole, la nostra Autrice, e le usa molto bene. Ama le parole, specie quelle "cuntate" trasmesse a voce, degna nipote di una nonna "cuntastroppole". "Le storie sono sogni sognati in coro, a occhi aperti. Più cristiani sognano insieme, più i sogni tengono la possibilità di avverarsi [...] Cuntiamocele per restare svegli, le storie! I grandi a volte si scordano che ascoltarsi l'un con l'altro è l'unico modo di campare contenti". Ed ama Secondigliano, il suo quartiere, con i suoi problemi, le sue brutture, le contraddizioni, "...per quanto lontana io possa andare, il mio quartiere è un buco nero: risucchia tutto quello che prova a scappare..." "una parte di me li odia tutti e l'altra li ama così tanto da volerli portare con sé". Eppure "In quel momento fu grata alla vita per averla fatta nascere là e grata a chi le aveva insegnato a riconoscere tanta bellezza tra le fiamme dell'inferno e a non abituarsi mai, né alla bellezza né all'inferno". Una nonna, Nannina la "cuntastroppole", cui "cuntare piaceva assai, era il suo modo di fare l'amore con tutta Mianella" e una nipote, Stephanie, cui la nonna vuole "fare posto" esortandola a trovare da sola la sua strada. Un legame intenso, profondo, emozionante, ancor più perché Stephanie e Nannina sono l'Autrice e sua nonna. E come Stephanie, l'Autrice "sente di essere impastata dei riti di un mondo antico che non conosce e sente l'impulso irresistibile di portarli nel suo mondo, che è un luogo parimenti sconosciuto [...] e che, quando comincia a frequentare, non riesce a capire".
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