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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2019
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Per adesso l'unico romanzo di Zolà che non mi è piaciuto. Risulta pedante e fuori tempo il quadro dell'alta società che descrive. Nell'insieme noioso e ripetitivo. Nulla da condividere con veri capolavori come Germinal e La bestia umana.
Geniale quadro della società di allora, quasi un monito per le classi dirigenti(che evidentemente non hanno ascoltato!!). Sono rimasta quasi scossa dalle pene del conte Muffat.. Chiedo a qualche lettore se ha capito il motivo per cui Vandeuvres va in rovina dopo il Gran Premio.
In quest'opera, Zola ribadisce anni di magistrale lavoro naturalista, l'analisi psicologica di alcuni personaggi maggiori, è dilatata nei minimi dettagli; partendo dalla protagonista Nanà, la cui bramosia viziosa, e la furente voglia di riscatto, sono magistralmente evidenziate dall'autore.Una considerazione a parte meritano i personaggi che fanno da corollario alla protagonista, con loro Zola vuole irridere parte della tradizione romantica ancora attiva alla fine dell'ottocento, basta leggere tra le righe (il dubbio suicidio di Vandeuvres) per captare i segnali di questa polemica neanche troppo velata.Da segnalare anche, che rispetto all'ammazzatoio la responsabilità diventa qui più individuale, la società nobiliare parigina, con le sue varie sfaccettature sembra pesare meno sulla capacità di giudizio e di scelta del singolo personaggio; quello che è messo in mostra non è l'azione distruttrice della società, ma del singolo individuo.Mi secca muovere una piccola critica ad un autore che apprezzo moltissimo: a mio modesto avviso, alcuni passaggi chiave del romanzo sono forzati, o meglio analizzati in maniera poco dettagliata, mi riferisco alla momentanea infatuazione di Nanà nei confronti del collega Fontan, messa in scena in maniera decisamente troppo repentina, insolita per un autore di solito così preciso e dettagliato nell'analizzare i comportamenti umani.
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