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Il volumetto di Gentile cerca di ripercorrere a grandi balzi il percorso degli italiani come nazione. Lo fa con tre periodi precisi: 1911, 2011 e 3111 (ovviamente ipotetico). L'immagine che ne esce è sempre quella desolante, di una nazione che ritiene di avere come più grande pregio quello di "sapersela cavare", con scarsa affezione verso lo Stato e il Paese in generale, al retaggio culturale comune, con un "orgoglio da rapina" come quello per le bellezze paesaggistiche e architettoniche dei secoli passati. Il paese mancava e manca di questo senso civico e questo libro lo dimostra plasticamente, ripercorrendo alcuni dei mali che da sempre ci affliggono.
Gentile si chiede il perché, a distanza di 150 anni dall'unità d'Italia, gli italiani abbiano un rapporto così tormentato con l'idea di Stato e Nazione. Analisi storica con digressioni in sociologia e politica, da leggere anche a distanza di 10 anni dalla pubblicazione, perché la questione è ancora aperta.
A che cosa servono gli storici? A scrivere, anche, libri come questo, rigoroso ed impietoso. Con chiarezza e lucidità in uno stile sobrio ed intenso, cosa rara tra molti cultori di Storia Patria, l'autore ripercorre i momenti salienti che hanno visto l'affermarsi, il momentaneo tramonto ed il ritorno, preponderante, del concetto di nazione e di Stato nazionale nella sua dimensione europea ed italiana in particolare. Un forte richiamo all'oggi, con parole che non fanno sconti a nessuno, specie alla nostra classe politica. Cito: " Nonostante l'entusiasmo popolare del 17 marzo 2011, trascorso un anno dalla festa unitaria, non era aumentata la fiducia degli italiani e delle italiane verso lo Stato, che appariva ogni giorno più degradato e inefficiente, governato da una corrotta e inetta classe politica, intenta a garantire la propria sopravvivenza perpetuando gli strumenti della democrazia recitativa per preservare i propri privilegi in una società sempre più diseguale di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri"( p. 109). Parole che, credo, non abbiano perso nulla della loro forza ed incisività. Un'ottima lettura, che non solo induce al pensiero ma a quel residuo moto di sdegno che è pur sempre la caratteristica saliente di ogni coscienza civile.
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