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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2000
Indice
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Un libro come quello indicato dal lettore GB già c'è, si tratta della monumentale biografia defeliciana. Comunque il libro di Milza resta un volume prezioso e, tutto sommato, ben fatto. Leggendolo ho spesso ripensato alle parole di De Felice, quando immaginava di potere un giorno dare alla stampe una versione ridotta della sua biografia mussoliniana. Questo libro sembra proprio rispondere a quell'esigenza. Suggestiva poi l'interpretazione (dichiaratamente ripresa da De Felice) riguardante l'entrata in guerra dell'Italia nel 1940. Senz'altro consigliato.
Poche righe perché questo deve restare un giudizio sul libro non sul personaggio. Intanto si tratta d’una trattazione accuratissima, scrupolosissima e strapiena di dettagli e di riferimenti, ove però mi è parso di vedere una sorta di latente e probabilmente inconscia schizofrenia. Perché Milza non fa mistero d’ammirare il politico, lo statista e (sopra tutto) l’uomo Mussolini, così come non fa mistero di condannarne i metodi quando questi furono, perché fondamentalmente lo furono, violenti e antidemocratici. Troppo giusto, chi è che non li condannerebbe, in specie oggi? Ecco, il problema sta proprio in quell’ “in specie oggi”; perché la storia e i personaggi storici – non mi stancherò mai di ripeterlo – vanno giudicati con i metri e i parametri che camminavano con le gambe delle genti di quei loro stessi luoghi e luoghi, valutando le medesime difficoltà, gli stessi limiti e le stesse “larghezze” nei quali quelli si muovevano, quando quei metri o parametri era ritenuto utile usarli e non destava scandalo ricorrervi. Noi venuti dopo dobbiamo resistere alla vertiginosa tentazione di fare dei giudizi etici su fatti e avvenimenti storicamente e geograficamente lontani da noi, noi dobbiamo dare solo dei giudizi relativi, non assoluti, non dobbiamo assolvere o condannare. E’ troppo facile dire ora che l’alleanza con la Germania hitleriana fu un orrore e un tragico errore. Si sforzi per favore il lettore di immaginare quel che si pensava dell’esito del conflitto in Europa tra l’estate e l’autunno del 1940, quando anche la Francia era caduta, gli inglesi si erano dovuti precipitosamente reimbarcare a Dunkerque e della sciagurata operazione Barbarossa nulla si sospettava. Alla resa dei conti, pur con la sopradetta riserva di natura morale o moralistica, io mi sento creditore verso questo intellettuale francese: dovevamo attendere d'importarlo un libro che su Mussolini non fosse, come il 99 per cento di quelli usciti in Italia, pieno solo di insulti e di una condanna prepotente e presuntuosa, totale e assoluta.
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