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Mi aspettavo più sostanza nelle 94 pagine del libro. La filmografia recente - dagli anni '80 in poi - e quella italiana, è solo citata senza dettagliare gli argomenti. Morricone meritava almeno un cenno.
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Si arricchisce di un nuovo titolo l'agile collana progettata in Francia dai Cahiers du cinéma, di cui Lindau propone a pochi mesi di distanza le traduzioni in italiano. Ciascun volume indaga un elemento linguistico o narrativo del racconto cinematografico, proponendo in modo sintetico ma puntuale le questioni basilari che lo caratterizzano.
In questo caso l'attenzione è posta sul ruolo che gioca la musica nei processi di significazione di un film. Nella prima parte del volume, Mouëllic ripercorre le principali tappe del rapporto tra sonoro e immagini dalla nascita del cinema, unendo l'attenzione storiografica a continui richiami teorici, che spesso vedono nel lavoro di Michel Chion il cui saggio chiave, L'audiovisone, è stato pubblicato sempre da Lindau nel 2001 sui rapporti tra suoni e immagini il riferimento principale. Nell'intreccio continuo tra lo sviluppo della dimensione tecnologica e quello delle molteplici esigenze narrative riferite a particolari periodi e generi, emerge una dialettica costante che sembra caratterizzare i processi audiovisivi della settima arte. Da un lato, il tentativo di tipizzare la "musica da film" in modo standardizzato, secondo canoni elaborati dal contesto hollywoodiano che permettessero una funzionalità del commento sonoro in riferimento a situazioni immediatamente riconoscibili e identificabili dallo spettatore. D'altro lato, lo sviluppo del ruolo musicale nella significazione delle immagini si nutre di ricorrenti eterodossie o di personalizzazioni geniali che permettono di sviluppare nuove forme narrative e di creare un rapporto più complesso tra immagini e suoni, evitando che i secondi siano sempre subalterni alle prime.
In modo sintetico, Mouëllic offre anche le coordinate di base per identificare le principali funzioni della musica in riferimento ai processi linguistici del film, con esemplificazioni tratte da opere molto eterogenee tra loro, sia in riferimento a generi narrativi, che a periodi e autori della storia del cinema, proponendo anche alcuni spunti su figure di registi che sono pure musicisti, da Chaplin a Eastwood.
Nella seconda parte, il testo offre numerosi documenti, testimonianze e analisi riferiti a casi specifici in cui il rapporto tra musica e immagini è particolarmente significativo per cogliere l'importanza dell'elemento sonoro, sia nella costruzione del senso narrativo che nella resa estetica o nell'innovazione linguistica. Da Welles a Godard, da Luci della città a Jules e Jim, dalla Hollywood classica alla Nouvelle vague francese, dalle partiture sinfoniche al jazz, ogni testo diventa un'efficace testimonianza o analisi che permette al lettore di cogliere immediatamente la complessità dei rapporti tra ciò che si vede e ciò che si sente durante la proiezione di un film.
Michele Marangi
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