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scheda di Bonifazio, P., L'Indice 1996, n. 4
Il testo, promosso all'interno delle ricerche del Dipartimento di Progettazione del Politecnico di Milano, si occupa di delineare la parabola del Movimento di Studi per l'Architettura (Msa), uno dei "luoghi" più interessanti per ricostruire le vicende dell'architettura italiana dal 1945 al 1961. Con le testimonianze di alcuni dei suoi protagonisti come Gardella, De Carlo, Gentili Tedeschi e corredato da una ricca antologia di scritti ritrovati negli archivi del Movimento, il testo tenta un bilancio della produzione architettonica milanese degli appartenenti al Movimento (Rossari); rintraccia - ma secondo un'operazione che suscita non poche perplessità - in alcune iniziative urbanistiche milanesi le posizioni dell'Msa (Morandi); traccia un quadro dell'insegnamento dell'architettura nell'immediato dopoguerra (Baffa), nell'ottica dello scontro generazionale tra i giovani dell'Msa e l'"accademia" universitaria, e apre una riflessione sulla nascita del movimento, come associazione che raggruppa intellettuali e architetti, tra esigenze etiche e professionali (Protasoni). Rispetto alle linee tracciate, forse troppa enfasi viene posta nel ricostruire le posizioni del movimento come originali rispetto a quanto avviene in Italia nel secondo dopoguerra, anche rispetto al Movimento Moderno: le presenze all'interno dell'Msa, da Albini a Rogers, da Faigini e Pollini a Bottoni, da Belgiojoso a Marescotti, per indicare solo alcuni tra gli scritti, confrontate con le presenze in altri movimenti, come Comunità o l'Apao, rapportate alle riviste, alle proposte editoriali di quegli anni, rivelano interessanti permanenze: individuano un'élite, che sta riflettendo sulla professione e sull'impegno politico, divisa tra azione sociale e possibilità professionali e le cui forme di sociabilité, la casa della cultura come i centri comunitari, se studiate, offrirebbero più di uno spunto per ricollocare citazioni e riferimenti non solo rispetto all'"internazionalismo" o al "regionalismo" architettonico di quegli anni, ma anche rispetto a programmi e riferimenti sociali e politici, tanto comuni quanto genericamente condivisi.
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