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Libro presentato da Maria Teresa Carbone nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Lettore-zero, qui saprai di Alfonso Della Marca, avvocatino e scrittore d'occasione, il quale, giunto all'acme d'una crisi maniacale, allettato a psichiatria, senza reticenze o timori snocciola al pubblico la sua personale Alcesti. In una terra dove ognuno vive secondo leggi proprie, si muovono quei morticani del titolo, infedeli dannati come le salme di certe tombe di Venezia sulle cui lapidi, a ben vedere, s'incideva il disegno d'un cane, cane d'un turco, turcomanno, turcazzo. «Maledetti i vostri antenati», dice il gergalismo. Morticani che gavé.
Proposto da Maria Teresa Carbone al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Dieci anni dopo l’uscita di “Cartongesso” (di certo uno degli esordi italiani più importanti di questo primo quarto di secolo), Francesco Maino ha pubblicato “I morticani.” Si sa quanto possa essere difficile passare al secondo romanzo, in particolare quando il primo ha trovato un buon numero di lettori ed è diventato presso i critici “un piccolo oggetto di culto” (definizione fastidiosa, ma in questo caso corretta). Ebbene, “I morticani” è bellissimo. In primo luogo, c’è una lingua di vertiginosa, manganelliana ricchezza – una lingua, come accade nei grandi romanzi, capace di costruire un mondo, quel Veenetken dove si parla “un cattivo veneto che potrei veramente chiamare immorale, appunto perché privo di tradizione” (così Pier Paolo Pasolini, citato da Maino). Ma sbaglierebbe chi vedesse nei “Morticani” un romanzo a chiave, circoscritto alle contrade “tra la Piaga e la Lienza” e ai loro dintorni. Appoggiandosi al mito e felicemente tradendolo, Maino descrive con toni farseschi, ironici, disperati, “la monorotaia del destino” che tutti percorriamo e dà voce a quel “fraseggio della fragilità” a cui è pressoché impossibile sottrarsi.»
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