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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2022
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Un racconto breve, perfettamente in sintonia con lo stile dell'autore e con la specificità della letteratura russa. Le parole del libro, oltre a raccontare le vicende di Ivan, ci svelano le profondità dell'animo umano, con sincerità e senza ipocrisie, mettendo a nudo la natura dell'uomo.
E' un ottimo testo che come afferma Federica, anticipa le teorie di Freud, soprattutto nel concetto di Stevenson che in ognuno di noi si nasconde il lato negativo della nostra personalità. Infatti, anche nella persona più amabile e onesta, prima o poi può emergere l'aggressività e la bruttezza d'anima più abietta.
Tanto di cappello alla maestria narrativa di Tolstoj, essa non ha bisogno né di propagandisti e né di banditori, e meno che mai di ciarlatani che la decantino esprimendo concetti falsi. Dico questo perché, per esclusivi fini mercantili, di questo libro - e qui, lo ripeto, Tolstoj non c'entra perché non può entrarci - s'è fatta una impudica opera di mistificazione. A meno che il signor prefattore non sappia la differenza passa tra la morte e il morire. Ecco cosa ne scrive nella prefazione: "La morte, il morire, non è esperienza che possiamo fare e conseguentemente trasmettere, perché nel momento in cui si muore irreversibilmente cessa il nostro stato di essere umani. Ci si può avvicinare alla morte, al morire, ma la soglia che segna il punto di non ritorno non è attraversabile se non dopo la vita. Un mistero irrisolvibile e il più terrificante tra quelli che ci è dato subire. […] Tanti scrittori, con esiti diversi, hanno preteso di raccontare la morte, il morire. […] Tanti scrittori, ma uno solo, spinto dal genio tormentato, spinto dalla straziante ispirazione che si fece delirio profetico, si è accostato alla verità della morte, del morire: Lev Nikolaevic Tolstoj […]. "E' così che parlerebbe la vita se parlasse" scrisse di Guerra e Pace Charles du Bos; frase, questa, che a Carlo Bo ne ispirò un'altra di uguale precisione ed efficacia, a proposito del racconto che ha per protagonista Ivan Il'ic: "Se la morte parlasse questa sarebbe la sua voce". E non ci pare di poter dire di più e meglio…" eccetera eccetera eccetera. Ecco, il punto è esattamente questo: io mi attendevo che il grande Tolstoj ci descrivesse come si muore, l'atto del morire, il trapasso, l'avvicinarsi allo spirare e lo spirare. Occorre possedere, per poterlo fare, una grande immaginazione, oltre che una forte spiritualità. Perché chiunque ci sia passato, per quella porta, se possiamo chiamarla porta, non ha mai potuto tornare indietro per darcene conto. Io pensavo che Tolstoj, il grande Tolstoj, uno degli uomini di più for
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