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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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il libro è una analisi antropologica della predicazione di Gesù e dei processi messi in atto dai discepoli dopo la sua morte. Colpisce veder analizzati i Vangeli senza il richiamo e il collegamento al sacro. Il libro comunque induce a porsi delle domande.
Ottimo libro, tesi interessante.
Il titolo è "misleading": in realtà il libro non tratta della morte di Gesù, ma è il tentativo di un'analisi psicologica del comportamento antropologico di gruppo alla morte del leader nelle culture medio-orientali nel primo secolo. La tesi sottostante, non evidenziata ma ben sensibile, al di là di quelle elencate al sito www.mauropesce.net/... (delle quali gran parte sono ragionamenti tautologici), è che non esiste la resurrezione di Gesù (il cui corpo in realtà si è perso subito dopo la deposizione) e quanto tramandato dai vangeli non è testimonianza vissuta. Come analisi comportamentale del gruppo privato del leader può anche essere interessante, come analisi testuale denuncia povertà di critica storica ed esegetica, e non va oltre all'accettazione tout court della presunta fonte "Q", peraltro opportunamente interpretata ad uso proprio. Lasciano perplessi le affermazioni apodittiche in Introduzione "I testi sulla morte di Gesù sono stati scritti da persone che non lo avevano conosciuto e non parlavano la sua lingua" (e allora, la fonte Q?) e in Conclusione "Gli autori dei vangeli e degli altri scritti non conobbero Gesù". Deduzione strisciante: i cosiddetti vangeli sono un tentativo di accettazione sociale ben riuscito, applicazione al caso di specie di "Antropologia dei sistemi religiosi" di Adriana Destro (2002). Oppure è una captatio benevolentiae ad indirizzo opposto? In ogni caso, erano necessarie 350 pagine?
Recensioni
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